Scatteranno solo a partire dal mese di marzo gli attesi aumenti degli assegni pensionistici, conseguenza della rivalutazione automatica calcolata tenendo presente il dato dell’inflazione. Nei primi due mesi del 2022, per gli importi delle pensioni i conteggi sono stati effettuati con il vecchio sistema e i beneficiari non solo non hanno potuto usufruire ancora dell’incremento ma, addirittura, hanno avuto meno soldi rispetto agli ultimi mesi del 2021. È l’Inps che ha chiarito i motivi dei ritardi nell’applicazione della rivalutazione automatica e la leggera erosione degli assegni.
Le cause dell’abbassamento delle pensioni a gennaio e febbraio 2022
Il ministero dell’Economia e delle finanze ha stabilito che l’indice di rivalutazione delle pensioni nel 2022 è pari all’1,7%, ma nei mesi di gennaio e febbraio è stato applicato il parametro di ottobre 2021, ovvero l’1,6%. Questa decisione ha provocato il leggero impoverimento degli assegni. Ma perché non è scattata subito la rivalutazione? L’Inps ha precisato che ciò si è reso necessario per non pagare con ritardo le pensioni di inizio anno. Allo stesso tempo, l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha rassicurato i pensionati confermando che da marzo verranno garantiti gli aumenti previsti.
A quanto ammonta l’incremento delle pensioni
Facendo riferimento a un calcolo approssimativo, con la rivalutazione automatica un pensionato che fino a questo momento percepiva 1.200 euro al mese, a partire da marzo dovrebbe ricevere 22 euro in più mensili.
Attualmente sono sei le fasce di reddito prese in considerazione per calcolare gli assegni. Eccole in sintesi:100% per gli importi fino a quattro volte il trattamento minimo.
77% per gli importi compresi tra quattro e cinque volte il trattamento minimo.
52% per gli importi compresi tra cinque e sei volte il trattamento minimo.
47% per gli importi compresi tra sei e otto volte il trattamento minimo.
45% per gli importi compresi tra otto e nove volte il trattamento minimo.
40% per gli importi superiori a nove volte il trattamento minimo.
Dall’inizio dell’anno, invece, ecco come è cambiato il sistema di conteggio:
Si avrà una rivalutazione al 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo (fino a 2.062 euro lordi).
Si otterrà una rivalutazione del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo (fino a 2.577,90 euro).
Si avrà una rivalutazione del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo (per gli importi lordi oltre i 2.577,90 euro).
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