Slitta l'assemblea degli azionisti di Pirelli, in attesa di conoscere le mosse del governo sul golden power. Inizialmente prevista per il 30 maggio, l'assise è stata ora fissata per il 29 giugno. I cinesi di Cnrc Sinochem avevano notificato il 6 marzo al governo il rinnovo del patto parasociale con la Camfin del Ceo Marco Tronchetti Provera. L'Esecutivo dovrebbe decidere entro il 20 aprile con possibilità di un'ulteriore estensione di 30 giorni per richiesta di informazioni.
Ieri, intanto, il ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, non ha escluso un intervento: «Noi siamo sempre attenti quando si tratta di tutelare le imprese nazionali, in questo caso multinazionali che operano in filiere strategiche del nostro Paese. Ma io credo che su questi argomenti sia meglio fare che parlare». Tutta la vicenda risale alle voci, circolate nei mesi scorsi, di un disimpegno del socio cinese (che controlla il 37% del capitale). Un'eventualità che altererebbe lo status quo che di fatto permette a Tronchetti, con il 14,10%, di continuare a guidare la strategia del gruppo dei pneumatici e limita i cinesi al ruolo di socio. Al di là delle smentite di rito, l'idea è che in Pirelli si stia preparando un cambio dell'assetto proprietario e tutti gli attori stiano giocando le proprie carte per tutelarsi. In questo senso si legge il recente patto Camfin-Brembo (che blinda il 20% del capitale). Inoltre il contesto politico italiano, con al governo una maggioranza sensibile alla tutela degli asset nazionali, rende plausibili manovre volte a limitare il raggio d'azione dei cinesi (sempre più distanti dopo le vicende della guerra russo-ucraina). Ed è anche il motivo per cui, nel mondo finanziario, girano indiscrezioni secondo le quali sia stato Tronchetti stesso a chiedere manforte al governo attraverso il golden power confidando di trovare un interlocutore sensibile sul tema. Secondo Bloomberg, il governo Meloni potrebbe arrivare a limitare i diritti di voto o la condivisione di informazioni strategiche ai membri del cda nominati da Sinochem. Nel caso in cui, alla fine, i cinesi decidano di uscire di scena, sullo sfondo c'è sempre la figura del socio Brembo (oggi al 6%) che potrebbe dare manforte a Camfin con la prospettiva di pesare sempre di più nella Pirelli dell'era post cinese. Non solo: in questo modo ci sarebbe una consistente leva negoziale anche se gli azionisti cinesi decidessero un giorno di restare, senza l'intenzione di lasciare in mano le redini a Tronchetti.
Ieri, intanto, il cda ha anche approvato i risultati definitivi dell'esercizio 2022 che, come già annunciato, si è chiuso con un utile netto consolidato di 435,9 milioni di euro, in crescita del
35,5% e ricavi in aumento del 24,1% a 6,6 miliardi. All'assemblea verrà proposta la distribuzione di un dividendo di 0,218 euro per azione per un totale complessivo di 218 milioni che sarà pagato a partire dal 26 luglio.
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