Pmi in affanno nei crediti deteriorati. Unipol al 19,7% di Popolare Sondrio

I debiti non saldati balzano al 3,1%, va peggio che nel pre-Covid

Pmi in affanno nei crediti deteriorati. Unipol al 19,7% di Popolare Sondrio
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L'onda dei crediti deteriorati torna a salire. La tenaglia di crescita dei prezzi, stretta monetaria ed economia in frenata porterà quest'anno il tasso di deterioramento del credito alle imprese al 3,1% contro il 2,2% del 2022, vale a dire un valore che per la prima volta supera quelli del pre-Covid. Lontani dal picco del 7,5% nel 2012 ma comunque un campanello di allarme. In soldoni, significa che fatto cento lo stock di crediti alle imprese, circa 3,1 diventano Npl, crediti deteriorati. Questa è la fotografia non molto rassicurante offerta dal rapporto di Associazione bancaria italiana, guidata da Antonio Patuelli (in foto), e dalla società Cerved che prevedono peraltro un picco massimo l'anno prossimo (al 3,8%) per poi offrire una discesa dall'anno successivo.

Lo studio entra nel dettaglio dei settori che in questo momento evidenziano le maggiori difficoltà: in testa ci sono servizi, che hanno il tasso di deterioramento al 3,2% (dal 2,3% del 2022), seguiti dalle costruzioni (2,9% contro 2,1%), industria (da 1,7% a 2,8%) e agricoltura (da 1,8% al 2,8%). Il martello cadrà più pesantemente il prossimo anno dove i peggiori in classifica saranno le costruzioni (3,9%) insieme ai servizi (3,9%), l'industria (3,5%) e l'agricoltura (3,4%).

Logico che a patire di più, stimano Abi e Cerved, saranno le realtà aziendali più piccole, in particolare le micro imprese (3,3%), mentre quelle grandi avranno un tasso di deterioramento del credito molto inferiore alla media (1,9%) anche se in crescita. Salvo scossoni non prevedibili, l'analisi del centro studi indica il 2025 come l'anno in cui il tasso di deterioramento dei crediti si riporterà su valori simili o inferiori al 2023 in tutte le classi dimensionali di impresa. La restrizione dei cordoni da parte della Bce, insomma, sta spingendo verso l'insolvenza un numero crescente di imprese che, peraltro, stanno accusando maggiori problemi nell'accesso al credito. Secondo l'Istat, infatti, le condizioni sono nel complesso meno favorevoli per il 39,7% delle imprese del commercio al dettaglio, per il 35,7% di quelle manifatturiero, per il 27,7% di quelle dei servizi e per il 24,7% in quello delle costruzioni.

Il mondo delle banche al momento rimane comunque in salute e ben capitalizzato e, anzi, si torna prepotentemente a parlare di risiko bancario. Ieri, infatti, Unipol ha concluso il blitz sulla Popolare di Sondrio, portandosi a casa per 235,6 milioni l'intero pacchetto del 10,2% preventivato, salendo in questo modo dal 9,5% al 19,7% diventando protagonista dei destini dell'istituto valtellinese che potrebbe a questo punto anche sposare Bper (di cui Unipol ha il 19,9%) e dare così vita al terzo polo bancario alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Un indizio in più in questo senso lo ha

offerto l'ad di Bper, Piero Montani, che riguardo a possibili nozze con Monte Paschi, la cui maggioranza è nelle mani del Tesoro, ha detto di non essere interessato a Siena né da un punto di vista «strategico» né «geografico».

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