Nel settore industriale «rischiamo che se premiamo troppo sull'acceleratore green ci si va a schiantare. Lo stiamo facendo, ma con gradualità, accompagnando l'impresa in questa transizione ecologica che sicuramente è un'opportunità per il nostro Paese e la nostra industria, ma dobbiamo farlo insieme con i giusti tempi e con i giusti metodi». Lo ha detto Vannia Gava, viceministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, a Napoli al convegno, promosso dalla Fondazione Mezzogiorno e da Unione Industriali Napoli, su «Sostenibilità, sviluppo e competitività: Europa alla prova».
«In Italia - ha spiegato Gava - abbiamo degli imprenditori che sono all'avanguardia dal punto di vista di tutte le tecnologie e le innovazioni, dobbiamo accompagnarli soprattutto in un percorso di semplificazione e di taglio dei tempi per realizzare tutti i progetti. Sull'energia il governo è d'accordo con gli industriali, perché dobbiamo rispettare gli obiettivi sfidanti di decarbonizzazione che ci siamo posti a tutela della salute e dell'ambiente. Questo è un obiettivo che non vogliamo sforare ma dobbiamo arrivarci con un'azienda che funziona e quindi dobbiamo fare tutto, ma con gradualità».
A Gava ha fatto da contraltare Antonio D'Amato, imprenditore già presidente di Confindustria: «Negli ultimi trent'anni l'Europa è stata l'area più sostenibile e all'avanguardia del mondo nella creazione del più competitivo dei sistemi di economia circolare, noi imprenditori abbiamo collaborato in maniera molto proficua con le istituzioni europee e con i paesi membri. Quello che adesso invece sta accadendo è un'inversione di politica, dopo miliardi di investimenti e dopo sforzi incredibili: adesso si vuole uscire dalla logica dell'economia circolare, andando a perseguire la politica del cosiddetto riuso.
Ora a livello Ue si segue il riuso soprattutto sugli imballaggi, che mortifica e penalizza fortemente gli investimenti fatti sull'economia circolare ma mette anche seriamente a rischio la salute dei consumatori e la stessa tenuta delle filiere più importanti dell'economia italiana, quali ad esempio l'agroindustria e la farmaceutica».
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