
Nuovo scossone in Stm: il vicepresidente del consiglio di sorveglianza, Maurizio Tamagnini (che è pure amministratore delegato del fondo Fsi), ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato. Era stato nominato nel 2023 dall'azionista pubblico italiano del gruppo di semiconduttori che vede il 27,5% in mano a Italia e Francia (con BpiFrance) mediante una joint venture paritetica. Il mercato ha subito reagito: in Piazza Affari il titolo ieri ha perso il 3,7 per cento. L'uscita di Tamagnini arriva dopo mesi di scontro tra il governo e l'attuale ceo della società di chip, Jean-Marc Chery.
Lo scorso 10 febbraio il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva incontrato a Parigi il ministro dell'Economia francese, Eric Lombard, chiedendo di cambiare la squadra di comando. Evidentemente da Parigi hanno fatto spallucce. Le dimissioni di Tamagni potrebbero perciò essere interpretate come una mossa strategica per accelerare il rinnovo della governance dopo che Roma ha sollevato più volte dubbi sulla competenza del vertice aziendale, formato da nove membri di cui solo tre italiani. Numero che con l'uscita di Tamagnini si riduce a due, ovvero Paolo Visca (consigliere del ministro Giancarlo Giorgetti) e Donatella Sciuto (Politecnico di Milano). Ciò mentre Parigi avrebbe finalmente accolto gli inviti italiani spingendo alle dimissioni Chery per sostituirlo, però, con un altro manager francese, ovvero il presidente del consiglio di sorveglianza Nicolas Dufourcq (che è anche ceo di BpiFrance). Secondo lo statuto, il consiglio di sorveglianza «è responsabile della supervisione delle politiche perseguite dal consiglio di gestione, del modo in cui il consiglio di gestione implementa la strategia di creazione di valore a lungo termine e del corso generale degli affari e delle attività». Le risoluzioni dell'organo richiedono il parere favorevole di 7 membri su 9. Tra queste, anche il taglio del 6% del personale per contenere i costi. Tanto che nei giorni scorsi erano circolati rumors sull'intenzione del governo italiano per mano del direttore generale del Tesoro, Marcello Sala di avvalersi delle prerogative previste dai patti parasociali per bloccare le delibere del cda di Stm.
Intanto, il prossimo 3 aprile le sigle sindacali incontreranno i ministri Giorgetti e Urso sulla riorganizzazione dell'azienda e sui possibili tagli al personale nello stabilimento di Agrate Brianza, che dà impiego a circa 5.300 persone.Un punto, il secondo, che sarà oggetto dell'audizione della IV Commissione in Regione Lombardia (sempre alla presenza dei sindacati) il prossimo 27 marzo.
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