La Corte dei conti ha messo a nudo il sistema sanitario italiano con un'analisi accurata. Sono oltre 9mila i medici formati in Italia che, negli ultimi 8 anni, secondo i dati Ocse, sono andati a lavorare all'estero in cerca di occupazione o di una retribuzione più adeguata. Le mete più gettonate? Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia.
Queste e altre rilevazioni sono contenute nel "Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica". La Corte sottolinea il fenomeno "pur deponendo a favore della qualità del sistema formativo nazionale rischia di rendere le misure assunte per l'incremento delle specializzazioni poco efficaci se non accompagnate da un sistema di incentivi che consenta di contrastare efficacemente le distorsioni".
Non è finita qui. Come fa notare l'agenzia AdnKronos, la magistratura contabile ha anche sottolineato che spesso non si tratta di veri e propri trasferimenti stabili, ma di richieste temporanee . "Come osservato dal ministero della Salute - si legge nel Rapporto citato - l'aumento delle certificazioni rilasciate ogni anno dall'amministrazione ai fini della libera circolazione dei medici e dei medici specialisti laureati in Italia verso i Paesi dell'Unione Europea non corrisponde necessariamente al numero dei medici che effettivamente si trasferiscono stabilmente all'estero".
Bisogna infatti considerare che questi medici "che per la stragrande maggioranza dei casi continuano a rimanere iscritti ad un Ordine italiano, possono chiedere tali certificazioni esclusivamente per effettuare prestazioni occasionali e saltuarie in uno Stato membro, come accade nel caso dei medici residenti in Regioni limitrofe al confine italiano".
In alcuni casi, "le certificazioni non vengono utilizzate, venendo meno l'ipotesi di un lavoro all'estero e in altri sono utilizzate per seguire percorsi formativi all'estero con l'intento di fare rientro in Italia".
Covid e sistema di assistenza sul territorio
Nel medesimo rapporto la Corte si sofferma anche sulla concentrazione delle cure nei grandi centri ospedalieri, un altro fenomeno, assieme alla fuga dei medici all'estero, che avrebbe provocato l'impoverimento del sistema sanitario nazionale, diventato sempre più inefficiente. In un contesto del genere, e di fronte all'emergenza provocata dalla pandemia di Covid-19, la popolazione italiana è rimasta "senza protezioni adeguate".
Scendendo nel dettaglio, l'analisi si fa più dettagliata: "Se aveva sicuramente una sua giustificazione a tutela della salute dei cittadini la concentrazione delle cure ospedaliere in grandi strutture specializzate riducendo quelle minori che, per numero di casi e per disponibilità di tecnologie, non garantivano adeguati risultati di cura, la mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate".
Sempre a detta della Corte appare evidente che "una adeguata rete di assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte
delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l'unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità fenomeni come quello che stiamo combattendo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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