Una vera e propria tassa occulta, incrementatasi anno dopo anno, che ha eroso la capacità di spesa e la sicurezza economica degli italiani, in un contesto in cui i salari sono stagnati o sono addirittura regrediti rispetto all'inizio del secolo. Questa la fotografia del Paese che emerge combinando i dati che Il Sole 24 Ore ha raccolto per analizzare l'aumento del costo della vita dal 2002, anno di introduzione ufficiale dell'euro, con la fotografia del mercato del lavoro e delle condizioni economiche dei cittadini del nostro Paese in questo primo scorcio di secolo.
Nel nostro Paese, nota il quotidiano di Viale Sarca, "l'indice generale dei prezzi al consumo ha registrato un incremento del 31,6%, con differenze locali rilevanti che vanno dai rincari record (+47%) di Cosenza alla quasi stabilità di Vercelli (-0,3%)", mentre sempre una città calabrese, Reggio Calabria, è in testa al settore dei rincari nel comparto chiave "Abitazione, acqua, elettricità e combustibili", cresciuto del 54% su base nazionale e addirittura del 90% nella città delle fiumare.
Trasporti (+50,9%) e beni alimentari (+36,8%) sono in volo dall'inizio del secolo ad oggi; la benzina alla pompa, che nel 2002 costava meno di un euro, è cresciuta di oltre il 45%. Fedele De Novellis di Ref Ricerche sottolinea che l'attuale contesto inflativo seguito alla destrutturazione economica nel quadro della ripresa post-Covid "rischia di erodere i salari reali di oltre tre punti nel biennio 2021-22, un impatto non sostenibile", ma guardando al trend ventennale la situazione nel suo complesso è a dir poco allarmante. L'energia ha oggigiorno un peso più elevato nel comprimere il paniere dei consumi delle famiglie a reddito medio-basso, su cui rischia di pesare maggiormente la diminuzione del potere d'acquisto, ma questo è a sua volta un trend ben strutturato: se nel 2002 la spesa per gas e luce delle famiglie si fermava rispettivamente a 857 e 334 euro in media, nel dicembre 2021 si è arrivati a 1.916 (+123,57%) e 807 (+141,61%) euro, considerando i prezzi a parità di potere d'acquisto. In sostanza, per una famiglia con due redditi medi, supponiamo, da 1.500 euro netti al mese, si è passati da un impatto del 3% ad uno del 6,98% per la sola spesa delle utenze. E la bolletta energetica, lo abbiamo appreso in questi mesi, è un moltiplicatore inflativo, dato che impatta con forza anche sulle filiere industriali.
Tutto questo ha un grave effetto in un contesto che vede i salari italiani sostanzialmente stagnanti da trent'anni e di fatto fermi, a parità di potere d'acquisto, dai primi Anni Duemila ad oggi. Nel 2019 uno studio dello European trade union institute aveva permesso di rilevare che e retribuzioni aggiustate al costo della vita fossero in particolar modo calate del 4,3% tra 2010 e 2017, dopo essere cresciute del 7,3% fra 2000 e 2009. Segno di un trend al ribasso: i dati Ocse del 2021 lo testimoniano. Oggigiorno gli italiani guadagnano in media 30.028 euro lordi, 12.400 meno dei tedeschi, ma al netto anche meno degli spagnoli. Fisco, norme e accordi di secondo livello penalizzano giovani, donne e chi lavora nelle piccole imprese. I dati dell’Ocse mostrano che complessivamente i salari in 30 anni sono calati del 2,9%, mentre in Francia e in Germania sono saliti più del 30%.
E nel periodo preso in esame dall'analisi del "Sole" il quadro sconfortante è quello di un Paese fortemente diseguale, in cui mediamente si sta peggio di vent'anni fa e in cui, complessivamente, le fasce che si affacciano al mondo del lavoro sono le più svantaggiate e penalizzate dalla bomba dei prezzi che, come un fiume carsico, erode gradualmente stipendi e prospettive economiche dei cittadini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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