Statali, ora è allarme pensioni: ecco perché è sparita una quota

Negli ultimi due anni, gli statali iscritti alla previdenza complementare non hanno ricevuto l'1% di Tfr aggiuntivo: i soldi sarebbero fermi sul contro del Tesoro, apparentemente al lavoro per trovare i dati necessari. Eppure, sono già in possesso dello stesso Tesoro

Statali, ora è allarme pensioni: ecco perché è sparita una quota

Una vicenda quasi paradossale - all'italiana, venuta a galla dopo oltre due anni di stand-by: i 78 mila statali iscritti al fondo di previdenza complementare Perseo-Sirio non stanno ricevendo - da parte dello Stato - la quota aggiuntiva di contributi prevista dalla legge. Come riportato da Il Messaggero, a sollevare la questione sarebbe stato qualche giorno fa Claudia Ratti, segretario generale della Funzione pubblica di Confintesa - un sindacato autonomo. Il motivo del mancato pagamento, secondo la stessa Ratti, sarebbe la mancanza di un decreto attuativo del ministero dell'Economia, una dichiarazione che ha immediatamente scatenato la furia dei grandi sindacati - Cgil, Cisl e Uil. Questi, attraverso un comunicato, hanno accusato Confintesa di diffondere notizie false, proprio alla vigilia di una importante riunione convocata dall'Agenzia governativa Aran - l'agenzia preposta al pubblico impiego - per decretare l'introduzione del conferimento del Tfr ai fondi pensione anche per gli statali neo assunti tramite il meccanismo del silenzio-assenso. In parole povere, per le centinaia di migliaia di neo assunti con lo sblocco del turn over diventerà pressochè automatica l'iscrizione al fondo Perseo-Sirio, al momento bacino d'utenza di appena 78 mila persone su un potenziale di 1,5 milioni di lavoratori.

La scoperta

Lo scorso 25 marzo, il giorno precedente alla riunione dell'Aran, è lo stesso presidente del fondo Wladimiro Boccali - ex sindaco di Perugia - a salire in cattedra, rivolgendosi al governo e al presidente dell'Aran Antonio Naddeo. Il messaggio non è altro che un ulteriore sollecito volto a mettere alla luce come da ormai più di due anni - l'intero 2019, il 2020 e l'inizio del 2021 - i soldi che le amministrazioni pubbliche dovrebbero per legge versare a favore dei dipendenti pubblici iscritti a Perseo-Sirio - previsti come contributo aggiuntivo dell'1% del Tfr, non vengono ricevuto dal fondo degli statali da lui presieduto. O meglio, come riferito da Boccali, i soldi sarebbero fermi nelle casse del ministero dell'Economia e quindi non fruibili, nonostante le norme attuative garantite dal decreto anti-crisi, il numero 104 del 2020: qui, infatti, sono state stanziate le risorse previste per il pagamento del contributo aggiunitivo, specificando come tale somme debbanoessere iscritte nei capitoli di bilancio dei singoli ministeri per essere versate al Fondo.

Il motivo dello stallo

Il motivo di questo ormai più che biennale stand by, allora, sarebbe stato rivelato da una mail inviata lo scorso 24 marzo dall'ispettore generale capo del bilancio del fondo Giampiero Ricciardi. Viene evidenziato, infatti, come prima del pagamento sia necessario stabilire quanto ogni singolo ministero è chiamato a versare. Conteggi che necessitano di essere fatti sulla base di dati in possesso della "Direzione dei sistemi informativi del Dipartimento dell'Amministrazione generale del Mef", quel soggetto che - internamente al Tesoro - ha il compito di elaborare le buste paga ed effettuare il pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici.

Il Tesoro, dalla sua, sostiene di essere in contatto con le singole amministrazione per ricevere i dati, questi - in realtà - sono già in possesso di una direzione dello stesso Tesoro. Un caos burocratico all'italiana per cui basterebbe - forse - una più chiara comunicazione tra le parti e che, intanto, continua a pesare sulle spalle degli statali.

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