Stellantis, con la fine cig a rischio 25mila posti

Nel 2025 terminano gli ammortizzatori sociali

Stellantis, con la fine cig a rischio 25mila posti
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Per Stellantis si preannuncia un «dopo agosto» rovente. Le assicurazioni dell'ad Carlos Tavares e quelle, più recenti, arrivate dalla delegazione del gruppo al Tavolo Automotive non convincono. Impegni presi e poi non assolti, strategie che si sono rivelate un flop, inversioni a U obbligate sui piani precedentemente annunciati, lo storico marchio Maserati in caduta libera e il rebus Gigafactory di Termoli con i problemi dei singoli impianti italiani.

A tutto questo bisogna aggiungere il nuovo corso relativo agli incentivi dal 2025 al 2030, un piano quinquennale da 5,75 miliardi che, però, premierà soltanto i veicoli che avranno componenti italiane ed europee. Quindi, al momento, dovrebbero essere escluse le novità (anche se elettriche) di Leapmotor, socio di Stellantis, in arrivo sul mercato europeo direttamente da Pechino. Insomma, tanti interrogativi insieme a non pochi timori su cosa aspetta il settore soprattutto nel 2025 se, entro l'anno, non si troveranno le opportune soluzioni. Ecco, allora, il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, lanciare sin da ora un allarme sull'occupazione. A rischio, per il sindacato, sono circa 25mila posti di lavoro tra indotto e Stellantis. «Nel 2025 arriveranno al capolinea gli ammortizzatori sociali - avverte Uliano - e, se non si interverrà per tempo, ci saranno licenziamenti di massa. Se le cose non cambieranno, almeno 12mila posti riguardano i siti di Stellantis e altrettanti, se non di più, quelli della componentistica».

Il limite di utilizzo della cassa integrazione, infatti, è di tre anni e in diversi casi sono state utilizzate anche le deroghe. Problemi su problemi, dunque, come «gli impegni presi sulla produzione in Italia - ricorda Uliano - che rischia di non arrivare a 500mila veicoli nel 2024».

Il messaggio al governo di Roberto Vavassori, presidente di Anfia: «Occorre dedicare attenzione alle politiche industriali per

accompagnare nella transizione energetica l'intera filiera: i costruttori e i componentisti, ma anche le società di engineering e gli allestitori di furgoni e camion che vantano un alto grado di competenze e specializzazione».

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