Probabilmente la partita non finisce qui e in vista delle prossime elezioni qualcosa potrebbe cambiare ulteriormente. Fatto sta che il prossimo 16 luglio dovrebbero entrare in vigore le modifiche al superbonus 110%.
Principale novità è la possibilità di vendere i pacchetti non solo dalle banche alle imprese ma anche alle partite iva. Si amplia, dunque, la platea dei soggetti a cui sarà possibile la cessione dei crediti, tra cui i clienti "non consumatori" o meglio, come prevede l'emendamento sulla cessione depositato dal Governo "a soggetti non rientrati nella definizione di consumatori o utenti (...) che abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la stessa cedente".
Come anticipato in un precedente articolo de IlGiornale.It, viene superato, dunque, il precedente Dl del 17 maggio scorso che parlava, invece, di soli clienti professionali come soggetti verso cui le banche potevano cedere i crediti. Con questa modifica è alla quarta volta in cui si tenta di riavviare il mercato dei crediti e rimediare al blocco dei cantieri che è una delle questioni su cui premono, nei confronti del premier Draghi, sia il ministro del lavoro Orlando che teme delle ripercussioni sui livelli occupazionali nel comparto edile, sia delle associazioni datoriali, che rischiano di trovarsi da un momento all'latro con il cerino in mano.
Secondo Confartigianato sarebbero 47mila le imprese che hanno crediti che non riescono a vendere, con il rischio di restare senza liquidità.
Il presidente del Consiglio non "ama" particolarmente il Superbonus, ritenuto dispendioso (costa tanto e ha generato frodi da oltre 5,6 miliardi di euro) e causa dell'innalzamento dei prezzi delle lavorazioni su cui è intervenuto il ministero della Transizione Ecologica con il prezziario. Per il governo, dunque, (o meglio dire per il Premier) sarebbe stato auspicabile un blocco della misura ma alla fine, con l'emendamento dal decreto aiuti, è arrivata l'ennesima modifica che dovrebbe favorire lo sblocco degli ingorghi sulla cessione dei crediti che rappresenta uno dei nodi centrali del Superbonus, delle sue potenzialità ma anche delle sue criticità.
Secondo l'impostazione iniziale, la cessione poteva esser fatta un numero illimitato di volte ma questo passaggi di crediti di società in società o fra diversi intermediari consentiva frodi, riuscendo a vendere o riscuotere crediti per lavori mai fatti rendendo difficile il tracciamento di tutto il percorso.
Pertanto il governo era intervenuto, con il decreto Sostegni ter, limitando ad una il numero delle volte in cui i crediti potevano essere ceduti ma questa misura era stata immediatamente criticata portando ad una seconda modifica che consentiva tre cessioni, di cui una libera (cioè verso chiunque) mentre la seconda e la terza con soggetti vigilati dalla Banca d’Italia. In questo modo, dunque, le imprese potevano acquistare i crediti ma rivenderli esclusivamente alle banche e soggetti simili che a loro volta potevano fare lo stesso. La nuova procedura, però, aveva allungato i tempi di cessione e alcuni istituti bancari, inoltre, avevano comunicato ai clienti di non essere più disposti ad acquistare crediti fiscali.
In sintesi si era creata una situazione di stallo che poteva avere gravi ripercussioni sul sistema imprenditoriale edile, considerando che, secondo Confartigianato, le imprese hanno oltre 5 miliardi di crediti (3,6 miliardi derivanti dal Superbonus e quasi 1,5 miliardi da altri bonus edilizi come il bonus facciata) che se non potranno rivendere rischiano di non poter continuare i lavori e, soprattutto, pagare i lavoratori e i fornitori.
Dato il rischio, il governo è corso ai riparti con il Dl aiuti che prevedeva lo sblocco delle cessioni ma solo nei confronti dei clienti professionali, cioè banche, imprese di investimento, assicurazioni, fondi pensione, imprese di grandi dimensioni che abbiano un bilancio di almeno 20 milioni di euro e un fatturato annuo di almeno 40 milioni di euro.
Infine, l'ultima modifica che allarga non solo ai clienti privati ma anche ai clienti "non consumatori". "Un segnale di attenzione da parte del Governo e del Parlamento che auspichiamo possa contribuire a sbloccare la situazione di migliaia di piccole imprese con 5,2 miliardi di crediti legati ai bonus edilizia incagliati nei cassetti fiscali". È stato il commento del Presidente di Confartigianato Marco Granelli all'emendamento del Governo al Dl Aiuti che amplia la platea dei cessionari d'imposta connessi ai bonus edilizia.
"Confidiamo che questa misura consenta alle banche di rivedere, con la necessaria flessibilità e altrettanta fluidità, le modalità di gestione del sistema di cessione dei crediti. Ne va della sopravvivenza stessa delle aziende e di 47mila posti di lavoro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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