Tassi, i falchi della Bce smentiscono Lagarde

La vice presidente Schnabel pensa a un rialzo da 0,50% anche a maggio. Bene la fiducia Usa

Tassi, i falchi della Bce smentiscono Lagarde

Isabel Schnabel è la Jessica Rabbit della Bce. Lei non è cattiva, ma non puoi fare a meno di raccontarla così. Flessibile quanto una rotaia quando si parla di tassi, ora la consigliera tedesca del direttivo dell'Eurotower artiglia chi le sta sopra, ovvero Christine Lagarde. Colpevole di aver lasciato intendere, all'inizio di febbraio, che una stretta di mezzo punto in marzo non è scolpita nella pietra. Schnabel la pensa però diversamente: «Non possiamo ancora cantare vittoria sull'inflazione - ha scritto ieri su Twitter - . Per questo dobbiamo mantenere la rotta e alzare i tassi ancora in misura significativa. Se un altro rialzo da mezzo punto sarà necessario in maggio dipenderà dai dati e dalla nostra valutazione dello scenario inflazionistico». Quindi, non solo il giro di vite dello 0,50% in marzo viene già dato per scontato, ma non si esclude, nella riunione successiva, una misura di analoga portata che farebbe salire il costo del denaro all'interno di Eurolandia al 4% e accorcerebbe verosimilmente la forbice con la Federal Reserve. Sempre che l'ottimismo sullo stato di salute economico dell'America, ben espresso ieri dall'indice sulla fiducia dei consumatori (a 66,4 punti, dopo i 64,9 registrati alla fine di gennaio), non induca Jerome Powell a calcare la mano, portando i tassi ben oltre il 5 per cento.

Se la Fed sfoglia la margherita delle opzioni, la Bce vive forse il punto di maggiore contrapposizione fra falchi e colombe. Con quest'ultime che premono per allentare la postura rigida alla luce del recente raffreddamento dei prezzi al consumo. Un'attenuazione che, secondo l'Istat, «alimenta le attese di un più graduale aumento dei tassi di interesse nei principali Paesi». Attese, appunto, che potrebbero non trovare riscontro nei fatti. Anche perché l'ala dura del board si è irrobustita grazie al fresco ingresso della Croazia. Zagabria si è subito schierata: «Probabilmente vedremo altre azioni sui tassi oltre marzo - ha spiegato il governatore Boris Vujcic - e lascerei la questione del tasso terminale per dopo. Quindi in genere il tasso andrebbe lasciato su quel livello per un po' di tempo fino a quando non sarà sicuro che l'inflazione sia tornata dove si desidera».

Mantenere la linea dell'intransigenza monetaria significa però esporre l'eurozona al rischio di recessione, un inciampo evitato dall'Inghilterra per il rotto della cuffia nel quarto trimestre del '22 (Pil invariato dopo il -0,2% del terzo trimestre).

Schnabel ammette che «un atterraggio morbido è possibile, ma non garantito», mostrando inoltre di non temere contraccolpi finanziari a causa del ritiro degli aiuti. «Ci aspettiamo che gli effetti del quantitative easing e del quantitative tightening - sostiene - siano essenzialmente simmetrici», cioè in grado di annullarsi.

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