Tesla brucia tutti e va in Cina per produrre auto elettriche

Un impianto a Shanghai. Musk firma l'intesa e punta sui piani «verdi» del Paese. Ma resta la stangata del 25% sull'import

Foto tratta da Wikipedia
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La «piccola» Tesla di Elon Musk, la cui capitalizzazione a Wall Street è di poco inferiore a quella del gigante Gm, si lancia sulla pista cinese. E a pochi giorni dal viaggio del presidente Usa, Donald Trump, a Pechino, la Casa californiana produttrice di automobili sportive elettriche ha raggiunto un accordo con le autorità di Shanghai per realizzare nella zona franca della metropoli un proprio impianto. L'iniziativa di Musk rappresenta la prima del genere da parte di un'azienda estera nello sterminato Paese asiatico. Tesla, in questo modo, oltre a ridurre i costi di produzione (senza però evitare - a meno di colpi di scena - la tariffa del 25% riservata agli importatori) si prepara concretamente e con largo anticipo alla scadenza, fissata dal governo di Pechino nel 2019, che prevede l'attivazione del sistema di quote sulle vendite di veicoli elettrici. In pratica, tutte le vetture prodotte da una csa automobilistica avranno un punteggio. E le auto elettriche o alimentate da fonti di energia green saranno favorite, visto che il 10% del totale del punteggio ottenuto da un costruttore dovrà provenire dalle vendite di auto elettriche oppure ibride. La graduale elettrificazione della trazione nei piani del ministero dell'Industria prevede che la quota salirà al 12% nel 2020 e al 20% nel 2025, fino ad arrivare alla messa al bando, prevista nel 2040, dei veicoli con motore endotermico.

Tesla, a questo punto, mira a farsi spazio anche in Cina approfittando della svolta elettrica annunciata. Il Paese, primo mercato mondiale dell'auto e altrettanto per quanto riguarda i veicoli elettrici (nel 2016 ha prodotto il 43% delle 873mila vetture realizzate nel mondo; 352mila, invece, gli automezzi green venduti, +70% rispetto al 2015), intende immatricolare nel 2020 almeno 2 milioni di auto elettrificate che dovrebbero diventare 7 milioni cinque anni dopo.

Già ora, inoltre, la metà della produzione mondiale di batterie è cinese, quota che salirà al 65% nei prossimi anni. E sempre Pechino, oltre a proporre sgravi, come l'eliminazione della tassa di circolazione, eroga ai consumatori un bonus che oscilla, secondo i casi, tra 4.500 e 8.000 euro.

La corsa alla Cina, la cui mobilità è in via di elettrificazione per i gravi problemi d'inquinamento delle metropoli, vede impegnati, oltre a Tesla, altri costruttori. Volvo e il colosso cinese che l'ha acquista, cioè Zhejiang Geely Holding, investiranno 645 milioni di euro nella produzione di Polestar, prima serie di auto elettriche. È di questi giorni la presentazione, a Shanghai, di Polestar 1, una coupé ibrida a quattro posti che farà concorrenza a Tesla e alla divisione Amg di Mercedes. L'auto, che avrà un prezzo iniziale compreso tra 130mila e 150mila euro, sarà prodotta a Chengdu dalla seconda metà del 2019.

Quindi, verranno

realizzate anche la più piccola Polestar 2 e il Suv, Polestar 3. Volvo produrrà, dopo il 2019, solo modelli elettrici o ibridi. Anche Mercedes-Benz, con la cinese Baic, ha pianificato investimenti per 655 milioni nell'elettrico.

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