
L'allarme politico è alto, con Borsa Italiana - parte del gruppo Euronext che ha sede ad Amsterdam, ma forte baricentro a Parigi - che rischia di vedere decentralizzate alcune funzioni cruciali. «Guardiamo con preoccupazione a ciò che sta accadendo a Piazza Affari», ha detto ieri il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. «Non vogliamo che le nostre aziende in futuro siano quotate in altri Paesi europei. La Borsa di Milano deve poter continuare a essere italiana e milanese perché le aziende italiane hanno il diritto di essere quotate in Italia». Il messaggio è indirizzato, in particolare, al ministro dell'Economia: «Invitiamo anche Giancarlo Giorgetti a fare in modo che Borsa Italiana resti in mani italiane senza l'invasione di altri e senza il trasferimento di quotazioni fuori dal nostro Paese».
Proprio quest'ultimo punto era stato toccato di recente dall'azzurro Maurizio Casasco, responsabile economico di Forza Italia. In un'interpellanza alla Camera, l'onorevole sottolineava il rischio che funzioni nevralgiche come la vigilanza real time e post trade, oltre alle autorizzazione per le quotazioni azionarie e obbligazionarie, possano essere trasferite a Parigi. I timori sorgono dopo la presentazione del nuovo piano industriale di Euronext, «Innovate for Growth 2027», che secondo Casasco rappresenterebbe un decentramento sotto mentite spoglie. Un rischio oggettivo, anche perché Consob e Bankitalia potrebbero avere difficoltà a esercitare la vigilanza se alcune funzioni core fossero trasferite fuori dai confini nazionali. Il ridimensionamento di Milano preccupa anche i lavoratori, che nel corso del 2024 hanno scioperato proprio per questo. La proposta di Casasco, quindi, è di premere affinché Piazza Affari diventi l'hub europeo per le Piccole e medie imprese che sono la spina dorsale dell'ecosistema italiano. «L'Italia è il Paese delle Pmi e le ha sempre difese in Europa. Sarebbe logico che tutte le imprese con capitalizzazione sotto il miliardo di euro avessero Milano come punto di riferimento». Nonostante la sede legale del gruppo Euronext - che comprende le Borse di Parigi, Amsterdam e Bruxelles - sia in Olanda, la sede francese ricopre un ruolo centrale. Attualmente nell'azionariato figura una partecipazione dell'8% di Cassa depositi e prestiti e una dell'1,5% di Intesa Sanpaolo. Anche la francese Caisse des dépôts et consignations possiede l'8% mentre con un 5,3% figura la belga Société Fédérale de Participations et d'Investissement. Chiude l'olandese Abn Amro con lo 0,52 per cento. Tutte quote riunite in un accordo parasociale che guida Euronext. La prima scadenza cruciale, dalla quale si potrebbero meglio comprendere le intenzioni di Parigi, è fissata per maggio con la scadenza del presidente Piero Novelli e della consigliera Alessandra Ferone (Cdp). Di fatto, la Borsa Italiana non è in mani italiane dal 2007, quando passò sotto il controllo del London Stock Exchange per 1,6 miliardi. La spuntò Londra, nonostante si stesse cercando di formare un'ambiziosa cordata nazionale. Lo schema alla fine non si concretizzò, sicchè Borsa Italiana è rimasta sotto il controllo inglese fino al 2021, quando il London Stock Exchange fu costretto a cederla per 4,4 miliardi a Euronext dopo l'acquisizione del colosso dei dati Refinitiv (per evitare un eccesso di concentrazione nel mercato obbligazionario).
Si ottenne che Borsa avesse una governance italiana e che ci fosse uno schema federale, tale che Milano sarebbe diventata il polo tecnologico di Euronext. Ma ora questo assetto sembra essere messo sempre più in discussione.
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