Dalla prima offerta dello scorso febbraio, il fondo americano Kkr è arrivato a mettere sul piatto 3 miliardi in più per rilevare la rete di Tim. Questo è uno dei dati nuovi che l'amministratore delegato, Pietro Labriola, ha rivelato nel corso della conferenza stampa con gli analisti di ieri, all'indomani della divulgazione dei conti trimestrali.
Netco è stata valorizzata 18,8 miliardi, cifra che arriverebbe a 19,4 miliardi con 300 milioni per il varo degli incentivi governativi per il settore e 300 come compensazione per la cessione di debito «buono», ossia a tassi inferiori a quelli reperibili sul mercato. Il taglio del debito è di «14,2 miliardi ed è il numero chiave» dell'operazione di scorporo della rete attraverso Netco, ha sottolineato Labriola. A questo si aggiungerà anche l'incasso per la società dei cavi Sparkle, promessa da Kkr al ministero dell'Economia, per la quale il fondo americano presenterà un'offerta vincolante entro il 5 dicembre e potrebbe arrivare a 800 milioni. Il Mef entrerà in NetCo poco prima del closing, previsto tra fine maggio e luglio 2024.
L'incasso di Sparkle dovrebbe portare l'abbattimento del debito vicino ai 15 miliardi da sottrarre ai 21,2 miliardi after lease che poi sono la ragione di tutta l'operazione. Non è un caso che ieri sera l'agenzia di rating americana S&P abbia cambiato l'outlook sul debito di Tim (valutato B+) portandolo a «positivo» da «negativo» e pensa a un rialzo del rating fino a due scalini nel caso l'operazione vada in porto entro l'estate 2024. Un fatto che si aggiunge al processo di revisione del giudizio di rating al rialzo già annunciato da Moody's. Un'altro incasso da 2,5 miliardi arriverebbe in caso di fusione totale o parziale con Open Fiber entro 30 mesi dal closing, anche se la partita si preannuncia particolarmente complessa: i nodi sarebbero il debito da 7 miliardi da rinegoziare della rete rivale e quanto valorizzare la fibra posata nelle aree bianche e grigie (a parziale o totale fallimento di mercato).
«Lo scorso fine settimana il nostro cda ha preso una decisione che è una pietra miliare», ha dichiarato l'ad di Tim, «crediamo che non solo risolverà il problema del debito, ma ci permetterà anche di trasformarla in un gruppo sostenibile». Il presidente Salvatore Rossi ha detto al Financial Times che l'operazione con Kkr è un «buon affare» nell'ambito di «un processo corretto». La posizione di Tim, che ha raccolto pareri legali, è che la cessione della rete non comporti un cambio di ragione sociale e quindi sia di competenza del cda. Una possibile mina sul percorso sarebbe un'ingiunzione provvisoria del tribunale di Milano a livello precauzionale, a ieri non ancora arrivata.
La società ha buone previsioni per ServCo, la società dei servizi, dopo l'addio alla rete: genererà ricavi per 13,5 miliardi nel 2023, con una marginalità lorda di 3,2 miliardi che crescerà del 10% annuo fino al 2026 rendendola capace di ridurre il
debito in autonomia. Rimarrebbe, inoltre, il secondo «operatore più infrastrutturato» mantendo in pancia diversi asset tra cui la rete mobile e quella dei Data Center. Ieri il titolo ha chiuso in rialzo dello 0,8% a 0,25 euro.
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