Andrea Orcel non si ferma e a sorpresa prenota in largo anticipo un altro pezzo di Commerzbank. Se qualcuno si era illuso che il banchiere alla testa di Unicredit lasciasse perdere il fronte tedesco dopo aver aperto quello italiano su Bpm, ieri mattina ha dovuto ricredersi quando l'istituto italiano attraverso strumenti derivati ha annunciato di aver arrotondato la sua quota nella seconda banca tedesca al 28% (dal precedente 21%). A oggi, quindi, Unicredit vanta il 9,5% in azioni mentre il resto è composto da strumenti derivati che verranno convertiti quando dalla Bce arriverà la luce verde per salire fino al 29,9%.
La mossa di Orcel ha mandato su tutte le furie la politica tedesca: «La notizia di oggi è sorprendente perché Unicredit aveva già pubblicamente sottolineato di non voler intraprendere ulteriori azioni prima delle elezioni federali», ha commentato il vice portavoce del governo tedesco, Wolfgang Buechner. Un'affermazione quanto meno curiosa, anche perché Unicredit ha richiesto da tempo alla Banca centrale europea l'autorizzazione per salire fino al 29,9%. «Respingiamo il comportamento non coordinato e non amichevole di Unicredit», ha proseguito il vice portavoce, «questo continua a valere e lo è ancora di più perché Commerzbank è una banca di importanza sistemica». Infine l'affondo: «Il governo federale ha anche una visione critica dei piani di Unicredit perché l'integrazione di due grandi banche di importanza sistemica è sempre accompagnata da rischi considerevoli per i dipendenti». Questo tipo di reazione, del resto, è prevedibile in un periodo pre-elettorale nel contesto di un Paese dove i partiti cosiddetti sovranisti sono molto forti nei sondaggi. Secondo alcune indiscrezioni, raccolte da Il Giornale, a Berlino si sta ragionando anche sulla possibilità di fermare la scalata azionando il «golden power» tedesco, che in Germania si chiama disciplina sugli investimenti diretti esteri. L'appiglio per azionarla sarebbe che Commerz fornisce finanziamenti essenziali all'industria della difesa tedesca, senza i quali esiste una minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico. Allo stesso modo, è sotto la lente la presenza importante di Unicredit in Russia che sta facendo arricciare il naso alla Bce. Resta il fatto che sarebbe quanto meno sorprendente se il governo tedesco si mettesse di traverso, a maggior ragione nel contesto di un'Unione europea che vuole realizzare l'Unione Bancaria (idea in passato sostenuta anche da Berlino, che nel frattempo sembra essere diventata molto più fredda forse proprio a causa della debolezza delle sue banche).
Orcel, nel frattempo, ha lanciato alcuni messaggi chiari: «Questa operazione conferma l'opinione di Unicredit che all'interno di Commerzbank vi sia un valore significativo che deve essere consolidato», si legge sulla nota ufficiale, «la posizione rimane al momento solo un investimento e non ha alcun impatto sull'offerta pubblica di scambio con Banco Bpm». Il guizzo del banchiere romano, proprio in seguito alla risposta di Piazza Meda, sposta dunque l'attenzione ancora su di lui ed è paragonabile alla mossa di uno scacchista consumato.
Orcel sa che non può fermarsi e non lo farà, a costo di innescare una battaglia col governo tedesco. A tal proposito, in ambienti finanziari si fa il paragone dell'epica partita Italia-Germania di Messico 1970. Tutti sanno come è andata a finire.
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