Nonostante il vento a favore del margine d'interesse sia ormai esaurito, l'amministratore delegato di Unicredit dimostra un'incrollabile fiducia in se stesso. Andrea Orcel, galvanizzato da un altro ottimo trimestre, si lascia andare a dichiarazioni insolitamente audaci per chi guida una grande banca: «Fatemi essere chiaro: la nostra performance ci porterà a superare ampiamente, o possiamo dire a polverizzare la nostra guidance» su utile e ritorno di capitale. Il che significa andare molto oltre gli 8,5 miliardi attesi (rivista al rialzo la stima dei ricavi annuali a oltre 23 miliardi).
Il fatto è che da ora in poi le guidance non si «polverizzeranno» più da sé con il margine d'interesse: oggi l'utile netto è ancora lusinghiero (+4,7% sul trimestre e +16% sul secondo trimestre di un anno fa) a quota 2,7 miliardi, ma i ricavi mostrano la corda (6,3 miliardi, in calo dello 0,7% sul trimestre precedente) anche perché la locomotiva dei tassi non traina più e il margine d'interesse a 3,5 miliardi cala dello 0,4 per cento. Le commissioni, a 2,1 miliardi, aumentano di uno 0,9%, ma dovranno farlo di più per continuare ad alimentare obiettivi di crescita impegnativi. La Borsa lo sa (malgrado utili a sei mesi a 5,2 miliardi) e infatti rimane freddina sulle dichiarazioni roboanti del banchiere: il titolo ha perso fino al 2,5% dopo i conti per poi risalire fino alla parità (+0,2% a 39,10 euro).
Ieri, intanto, sono state annunciate due acquisizioni: la prima è il fornitore di tecnologia finanziaria Vodeno, che lascia intuire la volontà di ritornare in Polonia, un mercato «lasciato malvolentieri con la vendita di Pekao» (avvenuta nel 2017, ndr) ha detto lo stesso Orcel a Cnbc. «È sempre stato un mercato chiave per noi, è critico per il Centro est Europa. Con Vodeno, che ha costruito altre banche da zero in Polonia, crediamo che possiamo replicare» lo stesso iter. La seconda è la banca digitale belga Aion Bank, l'ex Monte dei Paschi Belgio. Per i due acquisti sono stati spesi 370 milioni.
Si guarda anche a pesci più grossi: Unicredit ha «trovato i target giusti, ma termini e condizioni non sono stati tali da poterli sottoporre agli azionisti». Per Orcel, il suo istituto continua a trattare a sconto, mentre i target scelti «trattano a premio». La volontà, comunque, è quella di restituire Unicredit alla «grandeur» del passato. Un revival di quando alla guida c'era Alessandro Profumo (non a caso soprannominato «Arrogance») che guidò la crescita dimensionale a colpi di acquisizioni e con una certa disinvoltura sui mercati finanziari che poi è venuta al pettine dopo la crisi del 2008, anni difficili (vissuti con più difficoltà di altre banche analoghe) che penalizzarono il titolo e portarono ad aumenti di capitale miliardari. Orcel dovrà essere bravo a dimostrare che con lui la storia finirà diversamente.
Intanto, c'è la bega Russia da risolvere con la Bce.
La banca centrale ha imposto di accelerare l'addio a Mosca, ma Unicredit non vuole dare appigli al Cremlino per espropriarle miliardi di asset e per questo ha chiesto alla Corte di Giustizia europea di annullare la decisione: «Qualunque sia la decisione della Corte sarà comunque una situazione win-win per Unicredit, poiché la decisione darà certezza giuridica alla banca», ha affermato l'ad.
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