Unicredit, incognita russa sulla strada dell'Ops Bpm

La vertenza aperta sulla filiale moscovita potrebbe suggerire alla Consob prudenza sull'ok al prospetto

Unicredit, incognita russa sulla strada dell'Ops Bpm
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C'è un'idea che circola fra i legali di una parte e dell'altra nella vicenda dell'Ops che Unicredit ha lanciato su Banco Bpm. Ed è che la posizione di contrasto dell'istituto guidato da Andrea Orcel (foto) alle prescrizioni della Bce, che da tempo chiede l'azzeramento di tutti gli asset in Russia, finisca per frenare l'iter dell'Ops. Al momento, infatti, il banchiere ha in atto una vertenza con Francoforte perché si rifiuta di fare forzature sulle attività dell'istituto con sede a Mosca, dove Gae Aulenti è impegnata con 2,1 miliardi di euro in prestiti e 2,6 miliardi di depositi. Orcel più volte ha precisato che un'uscita accelerata dalla Russia sarebbe di grave danno per l'istituto.

Sta di fatto che la questione è arrivata a un livello di tensione significativo con la Vigilanza Ue, con Unicredit che - non abbandonando Mosca, come altri istituti europei hanno fatto a costo di perdere denaro - avrebbe tra l'altro contrariato l'Eurotower con comunicati troppo espliciti su interlocuzioni che solitamente rimangono nel circuito vigilanza-enti vigilati. Una prima sconfitta, per Orcel, è arrivata alla fine di novembre, con il Tribunale Ue che ha respinto la sua richiesta di sospensiva degli obblighi Bce, ma il grosso del ricorso su tempistiche e modalità è ancora in piedi.

Sta di fatto che, avendo Unicredit depositato in Consob il prospetto della sua Offerta pubblica di scambio sulle azioni di Bpm, adesso il rischio è che la vicenda irrisolta possa portare l'autorità che vigila sui mercati finanziari italiani a frenare il tutto in attesa che arrivi una schiarita. L'alternativa è che possa comunque dare il via libera, ma con la richiesta di esplicitare rischi e incognite relativi alla questione russa. Infatti, qualora il contenzioso con la Bce arrivasse alle estreme conseguenze, la banca italiana potrebbe essere sanzionata con multe che possono arrivare fino al 10% del fatturato annuale nei casi di violazione più gravi (se così fosse, si tratterebbe di oltre 2 miliardi di salasso).

Unicredit potrebbe sperare che, con l'avvento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, l'orientamento europeo verso la Russia possa cambiare, ma sta di fatto che al momento la banca di Orcel si pone in contrasto perfino con il posizionamento geopolitico di Europa e Italia, che hanno aderito alle sanzioni a Mosca. Aspetto, quest'ultimo, che potrebbe avere una sua rilevanza quando Bce e Consob saranno chiamate a dare il loro via libera all'Ops.

Intanto ieri un articolo del Financial Times ha ricostruito un retroscena secondo il quale Banca Akros - la banca d'affari interna a Bpm che ha gestito l'ultima vendita di quote di Mps da parte del Tesoro - non avrebbe dato seguito alla richiesta di Unicredit di acquistare il 10% di Siena. Riferendo, poi, di colloqui costruttivi tra Francesco Gaetano Caltagirone (azionista di Mps, Bpm e Anima) e lo stesso Orcel sul dossier Bpm. Ovviamente non si può escludere che i due abbiano avuto contatti, ma circa la ricostruzione del quotidiano londinese ieri il Mef è intervenuto con una nota definendola «infondata».

«Il dipartimento dell'Economia ha gestito tutte le procedure in modo impeccabile», spiega il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti, «in modalità similare alle due volte precedenti coinvolgendo i due advisor Ubs e Jefferies».

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