Un nuovo colpo di scena anima la partita per la conquista delle Generali. Nella serata di ieri, a partire dall'edizione online del Sole 24 Ore è stato un susseguirsi di intrecci telefonici per capire lo scopo di una nuova clamorosa manovra di Unicredit: nelle settimane scorse l'istituto guidato da Andrea Orcel avrebbe infatti accumulato una quota del 4% circa di azioni Generali. Ai corsi attuali, si tratterebbe di un investimento di circa 2 miliardi. Un'operazione che naturalmente si presta a infinite dietrologie sulle ragioni, che accendono una nuova luce sulle strategie di Orcel già in rotta di collisione col governo italiano per l'Offerta pubblica di scambio lanciata sul Banco Bpm. Piazza Gae Aulenti non commenta le indiscrezioni, però, secondo quanto risulta a Il Giornale, il colpo di mano non sarebbe al momento finalizzato a entrare nella partita per il controllo delle Generali: l'ipotesi più quotata è quella di un investimento finanziario - per il momento non strategico - volto a realizzare un profitto in un periodo di grande speculazione sui titoli della compagnia triestina. La seconda banca italiana, viene spiegato, attualmente rimane concentrata sulla partita Banco Bpm - che dovrà affrontare lo scoglio del golden power - e sul fronte tedesco con il tentativo di scalata a Commerzbank, che sta incontrando più opposizioni del previsto. Tuttavia, è anche vero che Orcel è un navigato banchiere che, nel delicato gioco di equilibri della finanza italiana, al momento giusto potrebbe far valere il suo peso azionario per ottenere in cambio una contropartita. Ogni partita, del resto, è finemente intrecciata: da una parte, il governo ha la preccupazione di non vedere scivolare verso l'estero 630 miliardi di risparmi italiani nell'ambito della possibile alleanza nel risparmio gestito tra Generali e i francesi di Natixis; dall'altra c'è la partita di Mediobanca, sotto Offerta pubblica di scambio di Mps, che a sua volta ha fra i suoi azionisti Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin guidata da Francesco Milleri (alleati del governo a Siena e da tempo all'opera per portare un ricambio ai vertici tanto a Piazzetta Cuccia quanto al Leone di Trieste). In tutto questo, Unicredit potrebbe far valere la sua partecipazione in Generali per far propendere l'ago della bilancia dall'una o dall'altra parte, in vista del rinnovo dei vertici della compagnia assicurativa in calendario per il prossimo maggio. La moneta di scambio potrebbe però anche essere il via libera all'operazione di Bpm, suo obiettivo dichiarato. Unicredit è stata la indiscussa protagonista di questi mesi, alle prese con un ambizioso doppio azzardo, all'estero (Commerzbank) e in Italia (Banco Bpm). L'istituto, che solleverà il velo sui conti l'11 febbraio, secondo il consensus degli analisti continuerà a macinare utili (9,2 miliardi sull'intero anno), accompagnati da ricavi per 24,7 miliardi, margine di interesse a 14,1 miliardi e commissioni per 8,1 miliardi. Il quarto trimestre dovrebbe aver segnato profitti per 1,44 miliardi, in rallentamento da 1,92 miliardi dell'analogo periodo del 2023 in primo luogo per l'assottigliarsi del margine d'interesse a seguito dei tagli dei tassi apportati dalla Bce. In termini di remunerazione dei soci, Orcel ha già anticipato che il payout salirà dal 40% al 50% a partire da quest'anno e gli analisti stimano un dividendo di 2,41 euro per azione. Lo stesso giorno di Unicredit arriveranno anche i numeri della preda Bpm, il cui cda è chiamato anche ad aggiornare i target del piano (la prima a svelare i conti sarà Intesa Sanpaolo martedì)
Ieri, intanto, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, durante un evento lombardo ha precisato che quella tra Mps e Mediobanca «non è una guerra
Roma-Milano. La dimensione di quelle banche è internazionale. Vedremo, sono operazioni di mercato in cui lo Stato ha un compito molto chiaro, cioè quello di tutelare gli interessi nazionali con gli strumenti tipo il golden power».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.