Unicredit spinge i profitti a 2,1 miliardi. Mediobanca, Caltagirone è al 9,9%

Orcel alza i target, scatta il titolo. Occhi puntati sull'imprenditore

Unicredit spinge i profitti a 2,1 miliardi. Mediobanca, Caltagirone è al 9,9%

Mentre Unicredit brinda al miglior primo trimestre di sempre, la salita di Francesco Gaetano Caltagirone al 9,9% di Mediobanca riaccende le suggestioni di risiko del mercato. Non a caso la banca guidata da Andrea Orcel (nella foto) con un balzo del 3,76% e quella dell'ad Alberto Nagel (+3,83%) sono state sul podio dei migliori titoli di Piazza Affari.

Unicredit, del resto, ha battuto nettamente le stime, agganciando un utile netto di 2,1 miliardi (contro gli 1,3 attesi dagli analisti) nel solo primo trimestre e alzando la sua guidance per l'intero 2023 a oltre 6,5 miliardi di profitti. Buone notizie anche per i soci, per i quali c'è un target di distribuzione dei dividendi uguale o maggiore ai 5,75 miliardi (dai precedenti 5,25). «Considerate le performance che abbiamo ottenuto e quelle attese vediamo molto più valore nel ricomprare le nostre azioni a questo livello che di fare qualunque M&A», è stato il commento Orcel a chi gli chiedeva conto di possibili operazioni. L'ad ha poi aggiunto che le acquisizioni sono uno «strumento» per generare valore e che la banca userà lo strumento «che conviene di più». Tuttavia, il manager non chiude del tutto la porta riservandosi di cambiare idea in futuro, a certe condizioni.

A legare i casi di Borsa del giorno c'è la Fondazione Crt ai cui vertici si è da poco insediato Fabrizio Palenzona. Crt ha in pancia l'1,6% di Unicredit e l'1,8% di Banco Bpm e lo stesso Palenzona pochi giorni fa ha definito «strategica» un'eventuale fusione tra Unicredit e Banco Bpm. Fondazione Crt aveva appoggiato le ragioni della Delfin di Leonardo Del Vecchio e di Caltagirone quando cercarono di conquistare i vertici di Generali. L'imprenditore romano, infatti, era salito in Mediobanca, primo azionista di Generali, per contare di più nel Leone di Trieste. Mentre Del Vecchio era più interessato ai vertici di Piazzetta Cuccia. Del Vecchio e Caltagirone, quindi, avevano stretto un'alleanza nel perseguimento dei rispettivi obiettivi.

Ora, con Caltagirone salito al 9,9% di Mediobanca con un investimento di un anno fa, è da vedere se si ricomporrà l'asse con Delfin (azionista al 19,80%). Dopo la morte di Del Vecchio non è ancora chiaro come si muoveranno gli eredi e Francesco Milleri, che ha in mano la cassaforte di famiglia. Nell'ultima assemblea di Generali, Delfin e Caltagirone sono sembrati andare su binari separati. Ma se l'asse è destinato a ricomporsi, lo si testerà più avanti.

Per ora tutto tace e non filtrano particolari preoccupazioni da Mediobanca, dove l'ad Nagel è del tutto

concentrato sul nuovo piano al 2026 che sarà presentato al mercato il 24 maggio. Ma se veramente sarà pace lo si scoprirà verso la fine ottobre, quando l'assemblea dei soci si riunirà per rinnovare i vertici di Mediobanca.

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