Unipol esce dal business dei crediti deteriorati. Lo fa cedendo ad Amco per 307 milioni di euro l'intero pacchetto da 2,6 miliardi di npl contenuto in UnipolRec, la società nata nel 2018 e in cui il gruppo bolognese aveva fatto confluire i crediti deteriorati di Unipol Banca e quelli acquistati da Bper in occasione della vendita della sua banca storica all'istituto modenese. L'annuncio è stato dato in occasione dell'approvazione dei conti del semestre, chiusi da Unipol con un utile di 684 milioni di euro (422 milioni UnipolSai), in crescita rispetto ai 652 milioni del 2021 grazie al contributo di 318 milioni di Bper, il cui patrimonio ha beneficiato degli effetti contabili legati all'acquisizione di Carige. L'utile normalizzato è salito da 386 a 405 milioni, i premi dell'1,2% a 6,6 miliardi mentre il solvency ratio ha scontato le tensioni sui mercati, scendendo nei 12 mesi dal 216 al 201%.
Nell'auto, Unipol ha registrato un sensibile aumento dei sinistri dopo due anni eccezionali per effetto delle restrizioni legate al Covid, con una diminuzione della redditività della gestione tecnica (combined ratio da 92,6% a 94,1%). «Prevediamo un repricing sia a livello nostro che di sistema», ha detto il direttore generale di Unipol, Matteo Laterza, secondo cui è «necessario» che i prezzi si adeguino all'aumento della frequenza sinistri e all'inflazione. I risultati hanno consentito al gruppo bolognese, che in Borsa ha chiuso in rialzo del 2,1% a 4,3 euro (UnipolSai ha perso lo 0,2 a 2,24 euro), di confermare la previsione di «un andamento reddituale» per il 2022 in linea con il piano.
La cessione degli npl, che costerà a Unipol una minusvalenza di 21 milioni, segna l'uscita da un business da sempre considerato non strategico ma che comunque è riuscito a produrre, nel corso degli anni, una generazione di cassa di 130 milioni.
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