La Banca Popolare di Sondrio ha «preso atto» della stretta di Unipol che, tramite UnipolSai, è salita ieri dal 2,9% al 6,9% dell'unico istituto cooperativo quotato in Piazza Affari. A parlare è Mario Alberto Pedranzini, ad e anima della popolare valtellinese. Martedì sera il gruppo assicurativo guidato da Carlo Cimbri ha detto di voler acquistare in tutto un altro 6,6% dell'istituto; proiettandosi così al 9,5% di Bps.
La decisione di Unipol «è un segnale di fiducia» in Popolare Sondrio, ha proseguito Pedranzini con Radiocor, ricordando che la stessa Unipol ha dichiarato di voler «seguire la banca nel suo progetto di sviluppo». Ma, ha sottolineato, la mini-scalata è stata «una decisione autonomia di UnipolSai», di cui i vertici della banca non erano stati preventivamente informati.
E Pedranzini pone subito un paletto sulla autonomia della banca, a cui «abbiamo sempre tenuto in modo particolare». Popolare Sondrio ha siglato intese bancassicurative con Unipol «perché sono sempre state all'insegna delle nostre strategie e ci hanno consentito di crescere», mantenendo «la nostra autonomia». Certo la probabile trasformazione in Spa entro fine anno e la fine del voto capitario (se il Consiglio di Stato scioglierà l'ultimo nodo sulla riforma delle Popolari) renderà più difficile difendersi.
Pedranzini rimarca però che la Sondrio è «sempre cresciuta per
linee interne». Come sempre «siamo aperti» a valutare operazioni di M&A, «guardiamo alle possibilità, ma poi prendiamo le nostre decisioni», ha concluso. Ieri il titolo ha chiuso a 3,98 euro, in flessione dello 0,50%.
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