Sono oltre 10mila i dipendenti diretti di Whirlpool e di Electrolux, le due più grandi realtà dell'elettrodomestico in Italia, al centro da mesi di voci e notizie su operazioni di acquisizione. I sindacati premono per essere convocati al ministero delle Imprese e del made in Italy e riunire al più presto il tavolo nazionale sugli elettrodomestici.
«Il binomio micidiale dell'aumento dei costi di produzione e della riduzione della domanda, rischia di mettere fuori mercato l'industria italiana del bianco», è il timore del segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco.
Le situazioni delle due aziende sono diverse. La prima operazione è in fase avanzata, con la vendita di Whirlpool Emea alla turca Arçelik al vaglio dell'Antitrust europeo. Il governo ha esercitato la golden power, il primo maggio, con prescrizioni a salvaguardia del patrimonio tecnologico e dell'occupazione delle quali, però, non sono stati diffusi i dettagli. Nel caso di Electrolux, invece, si rincorrono indiscrezioni, mai smentite, di una trattativa con la multinazionale cinese Midea. Venerdì scorso è intervenuto il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, per rassicurare i lavoratori che, al Mimit seguono con attenzione, in contatto costante con la proprietà, e che sono «assolutamente fiduciosi» sul futuro degli stabilimenti in Italia. «Come abbiamo dimostrato nel recente caso di Whirlpool Emea - ha detto Urso - ove ci fossero operazioni di acquisizioni, delle quali al momento non abbiamo alcun riscontro, disponiamo di strumenti legislativi che ci consentono di tutelare tecnologia, produzione e occupazione». Ma ai sindacati non basta.
L'unica rassicurazione che serve è la convocazione del tavolo per «discutere i piani industriali e occupazionali di Electrolux e le implicazioni della vendita comunicata da Whirlpool», ribatte la segretaria nazionale della Fiom Cgil, Barbara Tibaldi.
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