Riscontri positivi dalle imprese automotive sul primo «tavolo» del nuovo governo convocato dal ministro Adolfo Urso. Non l'hanno invece presa bene i sindacati, esclusi dall'incontro, in particolare la Fiom («un passo indietro rispetto alle gestioni precedenti»), mentre dalla Fim, oltre a chiedersi la ragione del mancato coinvolgimento, la richiesta è «di una riunione al ministero in tempi brevi». «Come abbiamo svegliato gli esecutivi precedenti, inizialmente poco o male interessati alle sorti di questa industria, riusciremo a sensibilizzare anche Urso», la frecciata della Uilm.
Da parte sua, il ministro alle Imprese e al Made in Italy, oltre a rassicurare che «la sensibilità del governo su tutte le principali tematiche del comparto è molto alta», ha precisato di «attendere con interesse i contributi di tutti gli attori coinvolti». E che «negli incontri sarà dedicata attenzione anche alle parti sindacali».
Obiettivo del «tavolo automotive», che Urso intende convocare con cadenza trimestrale, è di raggiungere la totale collaborazione per un piano industriale condiviso al fine di valorizzare il ruolo che la filiera può svolgere per il futuro del «Sistema Paese». Il settore, nella sua globalità, ha registrato nel 2021 un fatturato di 337 miliardi (il 19% del Pil) con oltre 1,26 milioni di lavoratori coinvolti.
Importante, viene giudicato dai presenti, è l'impegno del governo ad affrontare i dossier strategici, innanzitutto a livello Ue, sui quali instaurare un confronto diretto con i rappresentanti di Europarlamento e Commissione. A fare pressione su Urso - affiancato dal viceministro Valentino Valentini e dai sottosegretari Massimo Bitonci e Fausta Bergamotto - erano Anfia, Confindustria, Federmeccanica, Unrae, Aica, Motus-E, Stellantis, Iveco e Piaggio. «È assolutamente necessario - il messaggio di Urso - creare una politica industriale europea per rispondere sia alla sfida sistemica con i produttori dell'Oriente, come India e Cina, sia a quella con gli Usa che hanno da poco messo in campo una massiccia politica di aiuti al settore. L'Italia, insieme a Francia e Germania in particolare, deve lavorare con la Commissione Ue per una politica attiva e propositiva così da consentire, a chi vuole, di investire nel nostro Paese. Penso, tra gli altri, ai dossier sulla transizione ecologica (il piano Fit for 55 che prevede la vendita solo di auto elettriche dal 2035, ndr) su cui sarà necessario arrivare pronti al 2026, quando è prevista una revisione, e al regolamento sulle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti».
«Il governo - commenta Gianmarco Giorda, direttore di Anfia - alza l'attenzione sull'auto e guarda al proprio posizionamento sui tavoli europei. Abbiamo anche ricordato che manca ancora il decreto attuativo sui 40 milioni per i sistemi di ricarica elettrica dei privati».
Affrontato, quindi, il tema degli ecobonus per l'acquisto di auto e degli oltre 200 milioni di fondi non utilizzati nel 2022. L'auspicio è che questi incentivi vengano impiegati nel 2023 per nuovi sostegni insieme a una rimodulazione generale, guardando anche ai veicoli commerciali leggeri.
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