Il profumo di una possibile Opa mantiene Mediaset sotto i riflettori anche in un mercato «sottile» come quello di questi giorni. In meno di due settimane Vivendi si è infatti portata, con un blizt, a un passo dalla soglia d'Opa sul Biscione, dove ha raggiunto il 29,9% dei diritti di voto. E per Piazza Affari la partita è tutt'altro che chiusa, tanto che Mediaset ha chiuso a 4,12 euro in rialzo dell'2,79% e con il 2,3% del capitale passato di mano. In fibrillazione anche Mondadori, l'altra grande controllata di Fininvest: il gruppo di Segrate ha fatto uno scatto del 5,99% chiudendo a 1,079 euro, sui massimi dell'anno. Segno delle manovre dei fondi dopo l'ingresso di Mondadori sul segmento Star ma anche di un rinnovato interesse del mercato per la galassia Berlusconi.
Riflettori accesi poi su Telecom Italia (+1,4% a 0,87 euro), controllata dal gruppo di Vincent Bollorè con il 24,7% e da cui potrebbe passare la soluzione del rompicapo. Le ipotesi su cui ragiona il mercato sono numerose. Si passa dalla possibilità di un'Opa su Mediaset da parte dei francesi, che prima di iniziare la scalata al Biscione avevano in cassa 2,1 miliardi, all'eventuale ingresso di Cdp in Telecom Italia con una quota pari a quella di Vivendi così da frenarne l'avanzata in Italia.
Nulla è escluso. La stessa Vivendi non ha mai smentito la possibilità di un'Opa totalitaria sul Biscione. Per gli esperti, tuttavia, è una soluzione remota per tre ragioni: il primo ostacolo sono i vincoli normativi della legge Gasparri, il secondo è strategico posto che, in assenza di un accordo con la famiglia Berlusconi, Vivendi si troverebbe con un socio al 39,8% dei diritti di voto in grado di bloccare ogni operazione; il terzo ostacolo è invece economico visto che un'eventuale Opa dovrebbe coinvolgere due controllate del Biscione (Ei Towers e Mediaset Espana) per un esborso complessivo di oltre 7 miliardi. Troppo anche per Bolloré.
Quanto a Telecom, secondo Equita (che sul titolo è buy a 1,25 euro), le speculazioni di un ingresso della Cdp «sono piuttosto ardite», anche se il titolo mantiene «l'appeal speculativo» dovuto «al fatto di avere un azionista di controllo che non ha chiare sinergie industriali». Alcuni broker si aspettano peraltro che prima o poi torni la pace tra Fininvest e Vivendi o ipotizzano un'operazione di scambio che porti Fininvest nel capitale di un nuovo super polo dei media franco-italiano.
Sin dalla rottura del contratto di compravendita di Premium, la holding della famiglia Berlusconi ha tuttavia negato ogni spiraglio di trattativa con Bolloré, ha aumentato la propria presa su Mediaset al 38,2% (39,7% dei diritti di voto) e ha sferrato lo scontro anche in ambito legale.
Fininvest infatti, si è rivolta al tribunale e a Consob, sostenendo che Vivendi ha agito illegalmente, abusando di informazioni privilegiate e manipolando il mercato. Il Biscione ha poi chiesto l'intervento dell'Agcom posto che la presenza di Vivendi potrebbe bloccare l'operatività del gruppo che si appresta a presentare, a metà gennaio, il nuovo piano triennale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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