Dalla Germania arriva la notizia dell'imminente uscita di scena del numero uno del gruppo Volkswagen, Herbert Diess, al quale subentrerà, da settembre, il capo di Porsche, Oliver Blume, che manterrà l'incarico alla guida della Casa di Zuffenhausen (Stoccarda). Diess, di fatto, è stato scaricato tramite una sorta di accordo «amichevole» con le famiglie azioniste Porsche e Piëch. E a concorrere a questo cambio della guardia, dopo mesi di tensioni interne, sarebbe stato, come ultimo atto, il non gradimento, da parte dei vertici, della strategia messa a punto dal top manager per recuperare i ritardi accumulati rispetto ai competitori, Tesla su tutti, nell'elettrificazione delle gamme e nei nuovi software.
E ora l'Italia: salvi, almeno fino al 2027, i 700 lavoratori della Bosch di Bari, dichiarati tempo fa in esubero alla luce dell'addio, dal 2035, alla produzione di motori Diesel secondo i piani dell'Ue. La fabbrica pugliese realizza, infatti, componenti per questi motori. Un accordo quadro è stato raggiunto al ministero dello Sviluppo economico, presenti Regione, azienda e sindacati.
Nessun licenziamento, dunque, fino a tutto il 2027 (nel 2026 la Commissione Ue riesaminerà il dossier del «tutto elettrico», considerando anche una possibile apertura a biocarburanti e carburanti sintetici), «a fronte del possibile utilizzo di ammortizzatori sociali conservativi e di uscite solo volontarie», spiegano Fim, Fiom, Uilm e Uglm. Sarà dunque data continuità all'impianto, anche grazie a un contratto di solidarietà. Nell'accordo si parla di alcuni primi investimenti che porteranno occupazione per circa 150 persone ed è contenuto un impegno più generale a cercare nuove produzioni, anche in relazione alle attività di ricerca svolte a Bari e incentivate dalla Regione Puglia, con un contesto di programma da 15,6 milioni, nonché attraverso l'insourcing di produzioni ora effettuate altrove.
Gianluca Ficco (segretario nazionale Uilm) e Riccardo Falcetta (Uilm Bari): «Saranno utilizzati solo ammortizzatori sociali conservativi, nell'immediato il contratto di solidarietà, e incentivate uscite esclusivamente volontarie. Ma avremo in futuro un problema di disponibilità di ammortizzatori sociali comune a molte imprese, specie dell'automotive, e causato dal jobs act, di cui chiediamo una ulteriore modifica.
La sfida posta dalla transizione all'elettrico può essere vinta solo da un'azione congiunta con le istituzioni. Come sindacato ci siamo battuti e ci batteremo sempre con tutte le nostre forze per favorire la riconversione industriale».
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