Per adesso la nomina firmata da Giulio Tremonti gli assegna il posto di vicepresidente. Ma a Roma tutti sanno che Massimo Varazzani è destinato a breve a diventare il numero uno di Enav: anzi, a ritornare ad esserlo. Perchè al vertice dell'azienda pubblica di controllo del traffico aereo il manager emiliano è già stato per alcuni mesi, alla fine del 2002. Fu un'esperienza breve e tempestosa: inviato all'Enav a mettere ordine nell'azienda dopo il disastro di Linate e gli scenari desolanti venuti a galla nel corso di quell'inchiesta, Varazzani si rese conto in fretta che Enav era un carrozzone che i partiti di maggioranza e opposizione trattavano come cosa loro. E confermando la rudezza del suo carattere, il presidente raccontò tutto in una intervista. In un paese normale sarebbe stato l'inizio della moralizzazione dell'Enav. Invece a rimetterci il posto fu Varazzani, di cui gli esponenti politici chiesero e ottennero la testa, consentendo che l'andazzo in azienda riprendesse come sempre: e la nuova inchiesta della Procura di Roma lo conferma.
L'intervista-choc a Varazzani nacque in modo quasi casuale, come in modo tragicamente casuale erano venute a galla le magagne dell'ente. L'8 ottobre 2001, di primo mattino, la collisione tra un Md 80 della linea scandinava Sas sulla pista di Linate causò il peggior disastro della aviazione civile italiana. L'inchiesta del pm milanese Celestina Gravina portò a galla l'impressionante catena di leggerezze - prima tra tutte l'assenza di un radar di terra in uno scalo che per molti mesi all'anno è avvolto dalla nebbia - che avevano reso possibile la strage. Ma i telefoni messi sotto controllo raccontarono anche di come i consiglieri di amministrazione dell'Enav, lottizzati tra l'intero schieramento politico, di tutto si occupassero tranne che di sicurezza dei voli: assunzioni, appalti, affari.
Il presidente, Gualano, dovette dimettersi. Al suo posto arrivò Varazzani, che di trasporto aereo non sapeva nulla ma aveva comunque idee assai precise su come si amministra un'azienda pubblica. Un pomeriggio di ottobre due giovani cronisti lo andarono a trovare nella sua villa di Parma. Un villone lussuoso, dove la Mercedes del manager veniva inghiottita da un box sotterraneo come nei film di Batman. Quel giorno Varazzani era un fiume in piena. Ma anche più tardi, quando il testo dell'intervista gli venne sottoposto prima della pubblicazione, non si rimangiò neanche una virgola. «I partiti - disse il presidente - più che ad affiancarmi puntano a sbarazzarsi di me, a liquidarmi. Evidentemente do fastidio, vogliono continuare a influire sulla gestione degli appalti e io sono un ostacolo. Perché, come si sa, l' Enav è un' azienda ricca». Che situazione ha trovato entrando in Enav? «Quella di una struttura sostanzialmente eterodiretta. Le decisioni non si prendevano qui, spesso a decidere non erano i consiglieri ma i loro referenti "esterni". Una roba pazzesca. Le scelte non venivano prese per criteri aziendali ma politici. Con ripercussioni anche sulla sicurezza dei voli: i controllori si sentivano gestiti non da un' azienda ma da una specie di carrozzone». GE ancora: «Qui mi odiano, perché ho fatto saltare le connivenze. Ho cacciato una serie di personaggi, e altri ne caccerò presto. Voglio togliere questa azienda ai partiti e ai loro emissari e ridarla ai controllori di volo. Ah, sapete adesso cosa faccio? Le commissioni di congruità, che sono le prime a valutare un' offerta, le cambio a sorpresa, all' improvviso, visto che posso farlo. Così non sanno più a chi mandare i regalini. Qui dentro ho trovato gente che quando chiedevo: "lei qui in Enav cosa fa?" non sapeva rispondermi. Li ho licenziati».
Già allora, Varazzani aveva puntato il dito sul sistema degli appalti Enav di cui ora si sta occupando la Procura di Roma. «Il problema sono erano gli appalti secretati, che hanno creato un privilegio per alcune aziende, come l' Alenia e la Vitrociset, che fornivano beni e servizi a prezzi superiori al mercato. Io amo le aziende italiane e ho stima dei loro prodotti. Ma credo che sia anche nel loro interesse misurarsi con una concorrenza globale, come accadrà d' ora in avanti. Di sicuro Enav risparmierà. L' ultimo simulatore di torre che abbiamo comprato è costato la metà di quelli di Alenia. Di fatto i prezzi pagati finora da Enav erano un aiuto sottobanco alle aziende italiane: e questo ricadeva sulle spalle delle compagnie aeree e quindi sui biglietti dei passeggeri. Qua era un ginepraio, c'erano i capibastone che facevano gli affari loro. E io ho tagliato: zac, zac, zac».
L'intervista finiva in modo quasi premonitore.
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