Un esposto anonimo inguaia gli agenti modello

Stefano Vladovich

Un esposto anonimo e cinque agenti della Polaria finiscono sotto inchiesta. Deferiti all’autorità giudiziaria per una ipotetica truffa ai danni dell’amministrazione pubblica. Soldi spesi come indennità di missione (tra pasti e rimborsi vari) in Italia e all’estero, finalizzata all’azzeramento di una potente organizzazione di stampo mafioso attiva tra il litorale romano e il Sud America. Una gang, per intenderci, affiliata alle temibili famiglie Cuntrera-Caruana, re del narcotraffico e del riciclaggio. La «soffiata» sarebbe partita, addirittura, da ambienti vicini alla malavita romana, gli stessi indagati. Un lavoro d’intelligence che ha portato, ottobre 2004, a 18 arresti. L’operazione «Anco Marzio», avviata all’indomani dell’omicidio di Paolo Frau, braccio destro del superboss della Magliana Danilo Abbruciati, da una parte stronca un pericoloso sodalizio criminale, dall’altra congela l’attività degli investigatori di Fiumicino, bloccando sviluppi considerati «interessanti» dalla stessa Dda, la Direzione distrettuale antimafia. Il calvario per i cinque poliziotti, tutti pluridecorati e con anni di servizio alle spalle, inizia il 31 marzo 2005 quando dall’Ufficio Tep, Trattamento economico e di pensione, arriva la comunicazione giudiziaria. I cinque vengono immediatamente trasferiti ad altri incarichi mentre il loro superiore all’epoca dei fatti (giugno 2002-ottobre 2003) viene interrogato da un ispettore inviato dal Ministero dell’interno. Assieme all’allora primo dirigente della Polaria vengono ascoltati ben trenta tra agenti e ispettori. Tema preferito, il trattamento di missione goduto dai cinque, successivamente saliti a quota sei. La disciplinare, insomma, vuole sapere se le indennità, inoltrate anche successivamente ai servizi svolti, erano o meno a conoscenza del dirigente che firmava le richieste stesse, poi avallate anche dal sostituto commissario della polaria e dal dirigente che lo succede. Fra le voci maggiori l’indennizzo per la mancata fruizione dei pasti. Gli agenti, infatti, sono impegnati soprattutto nelle intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dal pm di Roma Adriano Iasillo nei confronti degli indagati, poi arrestati anche grazie a quelle prove. In una nota indirizzata al responsabile del servizio ispettivo e di controllo il vice-dirigente della squadra mobile, Bruno Failla, chiarisce: «Le indagini condotte unitamente ai due uffici (Polaria e squadra mobile, ndr) erano mirate a evidenziare l’esistenza di un’organizzazione criminale di tipo mafioso prevalentemente dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti tra l’Italia e il sud America capeggiata sul litorale da (...)». Lavoro a volte ingrato quello dell’«ascolto», che si svolge a qualunque ora. Nonostante i fondi previsti per gli straordinari siano terminati. Al ministero, però, i conti non tornano, almeno stando alla segnalazione anonima. Tant’è. Di fatto il provvedimento non approda a nulla. Ma il mistero dei soldi «sperperati» continua con un piccolo giallo. È il 15 marzo 2005, il capo della polizia Giovanni De Gennaro invia al dirigente della V zona della polizia di frontiera, Felice Terlizzi, una nota di elogio per il contributo svolto dalla Polaria nell’operazione «Anco Marzio». La lettera, però, verrà recapitata agli agenti solo nel dicembre successivo, sempre da un ignoto portalettere. Sulla busta «Buon Natale».

All’interno copia dell’encomio di De Gennaro: «Caro Felice, desidero associarmi e rinnovare il vivo compiacimento espresso dal Procuratore Distrettuale Antimafia, dottor Italo Ormanni, per i risultati ottenuti dalla sezione di polizia giudiziaria di Fiumicino, in collaborazione con gli uomini della squadra mobile di Roma, in merito all’indagine nel territorio di Roma e Ostia e che ha portato all’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare e al sequestro di armi e droga (...)». Segue una nota simile del nuovo dirigente. Nonostante tutto il procedimento resta aperto.

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