Quei difensori dei marò in ritardo di due anni

Dov'erano i Mauro, i Napolitano, i Latorre, i Cicchitto quando due anni fa arrestarono i marò? 

Quei difensori dei marò in ritardo di due anni

Il governo indiano fa retromarcia. Almeno a parole. Niente pena di morte in caso di condanna dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Ma (il ma è fondamentale) i due militari italiani saranno comunque processati in base alla legge anti pirateria, quella cioè che prevede soltanto la condanna capitale per il reato di omicidio. Una sorta di compromesso tra le opinioni divergenti dei ministri indiani. Ora è tutto nelle mani del procuratore generale Goolam Vahanvati che lunedì prossimo, davanti alla corte suprema, dovrà proporre la soluzione senza che sia applicata la clausola della pena di morte. Un esercizio acrobatico in tutti i sensi, visto che la fattibilità tecnico-giuridica è tutta da dimostrare. Ma in India ogni cosa è possibile: abbiamo già constatato in questi due anni di processi senza fine, carcere, soggiorno obbligato fino a che punto New Delhi sia capace di forzare e addirittura violare il diritto. Di fronte a questa prospettiva, le forze politiche italiane sembrano aver trovato una sorta di unità di intenti. Ieri alla Camera, il ministro della Difesa Mario Mauro ha minacciato le prime contromisure: «La partecipazione italiana a future missioni anti pirateria è legata alla positiva soluzione della vicenda dei marò, che dovrà concludersi con il loro rientro a casa con onore». Un messaggio chiaro alla Ue, che per la prima volta viene sollecitata anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, la quale, in una lettera al presidente dell'Europarlamento, ha affermato che «la vicenda riguarda tutta l'Europa». Ma non basta. Anche il presidente Giorgio Napolitano è intervenuto sul caso a Strasburgo, sottolineando che «i due marò non erano in India a pescare ma per una missione internazionale». Un concetto chiarissimo, ricordato anche dal presidente della commissione Difesa del Senato Nicola Latorre, il quale ha ribadito che «non si può svolgere alcun processo in India perché la giurisdizione è di competenza italiana». Al coro si è aggiunto ieri anche Fabrizio Cicchitto (Ncd), che ha esortato «a internazionalizzare la vicenda». Musica per le nostre orecchie. Che dire? Era ora.

Ci domandiamo soltanto dov'erano i Mauro, i Napolitano, i Latorre, i Cicchitto quando due anni fa arrestarono i marò? Dov'erano quando gli indiani li hanno sbattuti in carcere senza alcun diritto? Dov'erano quando su queste pagine noi chiedevamo a gran voce di internazionalizzare la vicenda e di minacciare il ritiro dell'Italia dalle missioni internazionali? Forse in vacanza, una silenziosa vacanza durata due anni sulla pelle dei nostri fucilieri.

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