Dzhokhar Tsarnaev, il giovane ceceno arrestato nella notte tra venerdì e sabato a Watertown (sobborgo di Boston), dopo 24 ore di caccia all’uomo e rimasto gravemente ferito in un conflitto a fuoco con gli agenti, ha ripreso coscienza. Le autorità americane hanno incriminato Dzhokhar direttamente in ospedale alla presenza di un magistrato. E' accusato di essere il responsabile, assieme al fratello maggiore Tamerlan, della strage avvenuta durante la maratona di Boston del 15 aprile, che ha causato tre vittime e almeno 180 feriti. Malgrado una ferita alla gola che gli impedisce di parlare, il 19enne ha cominciato a rispondere, per iscritto, alle domande degli inquirenti. Secondo quanto riferisce la Abc Tsarnaev risponde sporadicamente; gli agenti cercano di tirargli fuori informazioni su eventuali complici o bombe non esplose.
Dzhokhar non sarà considerato come un "combattente nemico", ma sarà affidato al regolare sistema giudiziario americano. L'ha annunciato il portavoce ufficiale della Casa Bianca Jay Carney nel corso di una conferenza stampa a Washington. Ricordando che in passato anche altri terroristi sono stati giudicati nei tribunali federali, Carney ha aggiunto: "Il nostro sistema ha ripetutamente dimostrato che può gestire con successo la minaccia che stiamo continuando ad affrontare". Il portavoce della Casa Bianca ha poi sottolineato che Tsarnaev è un cittadino americano dallo scorso settembre, e pertanto non può essere giudicato da una commissione militare. Dzhokhar è stato incriminato per "uso di armi di distruzione di massa". Lo ha reso noto il ministero della giustizia, secondo cui le accuse autorizzano anche alla pena di morte.
Caccia alla cellula dormiente di terroristi
L’Fbi starebbe dando la caccia a una cellula dormiente che potrebbe essere legata agli attentatori di Boston. Più di mille agenti - secondo quanto riferisce oggi il Mirror - si sarebbero messi sulle tracce di questa cellula: un uomo e due donne sarebbero stati arrestati poche ore prima della drammatica cattura del 19enne Dzhokhar. Una fonte vicina all’inchiesta ha spiegato: "Non abbiamo dubbi sul fatto che i due fratelli non hanno agito da soli. I congegni utilizzati per fare esplodere le due bombe erano molto sofisticati, non come quelli che si trovano su Google". Secondo la stessa fonte, inoltre, i due fratelli Tsarnaev "erano altamente addestrati. Qualcuno ha fornito loro tutte le capacità necessarie e, adesso, il nostro lavoro è quello di trovare chi è stato". Gli agenti pensano che "la cellula dormiente sia composta da almeno dodici membri e che abbia aspettato diversi anni il suo momento", ha aggiunto la fonte citata dal Mirror.
Dzhokhar ha investito il fratello
Sarebbe stato Dzhokhar a uccidere il fratello maggiore. L'ha raccontato in un’intervista al Boston Globe Ed Deveau, capo della polizia di Watertown. Tamerlan è morto giovedì sera durante una sparatoria con sei agenti che avevano intercettato i due sospettati. A detta di Deveau, a ucciderlo non sono stati i proiettili, forse in tutto addirittura 300, esplosi nello scontro a fuoco, ma il Suv rubato guidato dal fratello che l'ha investito mentre stava per essere catturato.
Lo scontro a fuoco e la fuga del più giovane
Stando alla nuova ricostruzione fornita dalla polizia, gli agenti individuarono i fratelli in fuga a bordo di due vetture: il più giovane guidava un Suv, l’altro una berlina. Vistisi raggiunti, all’improvviso sono scesi e hanno cominciato a sparare, scagliando contro gli agenti anche cinque granate, tre delle quali sono esplose, e un oggetto simile a una pentola a pressione che ha provocato una violenta deflagrazione. "Riteniamo si trattasse di una copia esatta degli ordigni utilizzati durante la maratona", ha spiegato Deveau al giornale. In seguito è stato recuperato il coperchio della pentola-bomba. Nel frattempo però Tamerlan era rimasto senza munizioni: a quel punto i poliziotti gli si sono lanciati contro e quando lo stavano ammanettando è ricomparso Dzhokhar al volante del Suv, che si è lanciato contro di loro. Gli agenti per un soffio sono riusciti a scansarsi, Tamerlan non vi è riuscito ed è stato investito in pieno dal Suv che lo ha schiacciato e trascinato per qualche metro. Poi Dzhokhar si è allontanato, abbandonando la vettura in un vicolo non lontano e proseguendo la sua fuga a piedi.
Il padre dei due ceceni: volevano tornare in Russia
Intanto Anzor Tsarnaev, padre dei due ceceni, insiste sull’innocenza dei figli, definandoli bravi musulmani e raccontando che avrebbero voluto fare ritorno in Russia. Tamerlan, il più grande dei due, "è venuto in Russia a gennaio (2012) e non voleva più ripartire. Avrebbe voluto rimanere con la sua famiglia", ha raccontato l'uomo in un’intervista al quotidiano Komsomolskaïa Pravda. "È vero che Tamerlan è diventato molto religioso dopo il matrimonio e che andava alla moschea tutti i venerdì. Ma era soltanto un buon musulmano e non avrebbe potuto fare ciò di cui è accusato". Il figlio minore, Dzhokhar, aveva "grandi progetti", voleva "diventare medico, aprire un suo studio", ha raccontato Anzor.
"Mi diceva: papà, non preoccuparti, voglio finire i miei studi e venire da voi e aiutarvi. E adesso, si parla di bombe e attentati. Com’è possibile?". Poi ha insistito definendo le accuse mosse contro i suoi figli "uno show hollywoodiano".
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