Carla Bruni, l'ex première dame, l'icona transalpina delle radical chic di tutto il mondo, la madrina indefessa dei terroristi che si rifugiano all'ombra della Torre Eiffel, si è fatta un sito personale a spese di tutti francesi. Non sono noccioline: 410mila euro che hanno fatto infuriare non poco l'opinione pubblica. La storia ve l'abbiamo raccontata su queste pagine poche settimane fa. Ora è scoppiata la protesta: una petizione on line che chiede alla moglie di Sarkò di mollare il malloppo. Quattrocentodiecimila euro sono molti soldi ma, soprattutto, sono troppi per un sito internet. A capeggiare la protesta c'è Nicolas Bousquet, un web-designer che, da esperto del settore, ritiene che il costo sia spropositato. Circa quaranta volte il reale valore di un sito internet come quello della ex modella. "Visto che la Fondazione Carla Bruni agisce per aiutare le persone vulnerabili, le chiediamo di restituire questi soldi facendo un dono di 410.000 euro ad associazioni caritative che operano per i più bisognosi", spiegano i promotori della petzione, precisando come i cittadini non siano "la banca dei propri eletti: paghiamo le tasse per la comunità, non per soddisfare i loro capricci lussuosi o quelli dei loro cari".
La frittata è fatta. Ma la Fondazione Carla Bruni-Sarkozy non ci sta: "Tutti i contenuti visibili su questo sito sono stati integralmente finanziati dalla Fondazione.
Non sono stati in alcun modo finanziati dallo Stato o da qualsiasi altra entità esterna alla Fondazione, e questo dai tempi della creazione del sito".E la realizzazione del sito? Quella, fino a prova contraria, sembra essere stata fatta porprio coi soldi dell'Eliseo.
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