Sono in carcere da mesi, sotto processo per aver portato all'interno della Cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore la loro "preghiera punk", tentando di esibirsi col volto coperto da passamontagna fluo in un'invettiva contro Putin (guarda il video). Rischiano sette anni, accusate di "atti di teppismo motivato da odio religioso o da ostilità". Sono le Pussy Riot, collettivo punk femminista diventato noto all'opinione pubblica internazionale per la loro linea dichiaratamente anti-governativa.
A forza di esibizioni estemporanee la storia delle Pussy Riot è finita sui giornali di tutto il mondo, conquistandosi anche l'attenzione del gotha della musica. E il sostegno di Madonna, Sting e Red Hot Chili Peppers. Ma anche di Amnesty International, che le ha definite "prigionieri di coscienza".
Le opinioni sulla vicenda sono estremamente polarizzate. Da una parte quanti danno ragione all'accusa: la loro performance in chiesa, che invoca l'intervento della Madre di Dio contro Putin, non poteva essere accettata dai credenti, che l'hanno vissuta come una profanazione. Dall'altra chi ritiene che l'incarcerazione di tre donne legate al collettivo sia un caso clamoroso di persecuzione giudiziaria. Chi difende questa idea fa notare anche come due delle tre donne (Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Yekaterina Samutsevich) abbiano figli piccoli, che non gli è permesso vedere mentre si trovano in prigione .
Dal canto loro le tre ragazze, attraverso la voce di Nadezhda Tolokonnikova (prima da sinistra nella foto), spesso tratteggiata come la mente dietro le azioni politiche del collettivo, si difendono parlando di un gesto che non voleva offendere i credenti, bensì mettere in luce la collusione tra Putin e il patriarca ortodosso Cirillo I. Un modo per portare all'attenzione pubblica "un disperato desiderio di cambiamento politico in Russia".
La conferma che la vicenda delle tre ragazze ha scaldato non poco gli animi e crei qualche imbarazzo al governo russo, che forse non si aspettava tale visibilità a livello internazionale, viene anche dalle dichiarazioni di Dmitri Rogozin, vicepremier russo.
Dopo l'esibizione moscovita di Madonna, che si è espressa a favore della liberazione delle Pussy Riot, che ha definito "coraggiose", il politico ha risposto indirettamente su twitter alla popstar, con una battuta che lascia poco all'immaginazione: "Ogni ex p... - ha scritto - tende a dare in giro lezioni di morale. In particolare quando si trova in tournee all'estero".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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