Cuba fa "pulizia" per il Papa: arrestati oltre 150 dissidenti

Ratzinger è a Cuba. La denuncia della blogger Yoani Sanchez: "Il regime ha deportato oppositori e allontanato giornalisti". Raul Castro: "Il Paese sta cambiando"

Cuba fa "pulizia" per il Papa:  arrestati oltre 150 dissidenti

«Cari amici messicani vi dico Adios, addio, sempre nell’amore di Dio». Ratzinger ha chiuso così il suo trionfale viaggio in Messico. Se lo aspettava, lo sapeva Benedetto XVI che sarebbe stato un bagno di folla, emozioni e tifo da stadio. E forse però papa Ratzinger non lo aveva mai provato sulla sua pelle, tanto che commosso ha ammesso: «Ho fatto molti viaggi, ma non sono mai stato accolto con questo entusiasmo. Ora posso capire perché Giovanni Paolo II era solito dire: “Mi sento come se fossi un Papa messicano”». Applausi, commozione.

A Cuba invece si volta pagina. Ratzinger è arrivato ieri pomeriggio, le 21 ore italiana per difendere la sua Chiesa: lo aspettano due tappe, a Santiago de Cuba, dove all’aeroporto lo accoglierà il presidente Raul Castro e all’Avana, dove incontrerà Fidel. Torna in mente il 1998, lo storico viaggio di Giovanni Paolo II, quando Fidel Castro abbandonò l’uniforme militare per accogliere in giacca e cravatta all’aeroporto della capitale il Santo padre. E quest'ultimo pronunciò la famosa frase: «Possa Cuba, con tutto il suo magnifico potenziale, aprirsi al mondo, e possa il mondo aprirsi a Cuba». Fidel e ora Raul hanno sempre sopportato a stento la Chiesa, istituzione indipendente più potente dell’isola. Sul volo transoceanico il Papa aveva ribadito che il marxismo «non risponde più alla realtà», ma la collocazione della Chiesa nello scacchiere che si sta delineando sull’Isola è dunque più delicata: non rinuncia a chiedere spazi di libertà religiosa ed è anche parte del percorso di innovazione in atto. Sull’isola ci sono solo 361 preti. Prima della rivoluzione del 1959 i parroci erano 700. Spicca una figura come l’arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega, potente e rispettato. È stato a lui e non ad altri che il governo ha concesso di trattare per decidere della recente liberazione di decine di dissidenti.
Ed è proprio a questo proposito che è stato lanciato l’allarme. Si grida all’orrore per la «pulizia ideologica» che il regime ha messo in atto per non rischiare di avere problemi con l’arrivo del Pontefice. Almeno 150 militanti dell’opposizione sono stati arrestati negli ultimi giorni per evitare che appaiano in pubblico durante la storica visita di 48 ore del Papa. «Arrestati almeno 150 dissidenti pacifici», ha detto Elizardo Sanchez, presidente della Commissione, gruppo illegale appena tollerato dalle autorità.

«Sono detenzioni preventive», ha sottolineato Sanchez prima di aggiungere che «ad un identico numero di militanti è stato impedito di uscire di casa». Il Vaticano intanto ha escluso qualsiasi incontro con i dissidenti cubani. Le autorità cubane non hanno fornito alcuna informazione su degli arresti, ma hanno avvertito che non avrebbero tollerato alcun incidente durante la visita che «ci apprestiamo ad accogliere con affetto e rispetto».
Una denuncia che arriva anche dalla blogger cubana Yoani Sanchez, che attraverso la sua pagina sul web «Generazione Y», ha parlato di «pulizia ideologica» chiamata «voto del silenzio». La blogger, che risiede all’Avana, ha avvertito che oppositori e attiviste delle Damas de Blanco sono stati arrestati, altri sono stati «deportati», che l’accesso a Internet è stato cancellato, così come sono state interrotte alcune linee telefoniche». Ma secondo la blogger gli occhi del Santo Padre sapranno rendersi conto che tra i «fedeli riuniti nelle piazze mancano numerose pecorelle del gregge cubano alle quali è stato impedito di arrivare vicino al suo bastone».

Tante sono le attese da parte del popolo per

questa visita. Le Damas de Blanco, madri e mogli di parenti di oppositori incarcerati, tenteranno con tutte le loro forze di avvicinarsi al Papa e consegnargli così una lista di prigionieri politici per avere un indulto.

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