E con i vicini dello Sri Lanka continua la guerra dei pescatori

La Marina cingalese accusata di gravi violenze

Delhi Continua la guerra dei pescherecci tra India e Sri Lanka, situazione di tensione praticamente costante nelle acque tra i due Paesi asiatici e che come si ricorda potrebbe essere stata una concausa dell'episodio in seguito al quale nel febbraio 2012 furono arrestati dagli indiani i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Giovedì la Marina cingalese ha arrestato 34 pescatori indiani dello Stato meridionale di Tamil Nadu e hanno loro sequestrato cinque imbarcazioni: l'accusa è quella di aver pescato illegalmente nelle acque di Sri Lanka nei pressi dell'isola di Katchatheevu, che si trova nello stretto di mare che divide i due Paesi. Fonti indiane lamentano l'uso ingiustificato di metodi violenti da parte dei marinai cingalesi, che avrebbero utilizzato sbarre di acciaio e corde per attaccare i pescatori indiani mentre erano impegnati al lavoro: dopo l'attacco venti di loro hanno dovuto essere trasportati in un ospedale per ricevere cure.

Anche il giorno precedente si era verificato un episodio molto simile: in un altra azione della Marina cingalese erano stati arrestati 19 pescatori indiani, condotti davanti alla polizia dell'isola dopo il sequestro delle lo ro quattro imbarcazioni.

La polemica tra India e Sri Lanka sulla pesca nelle acque di confine tra i due Paesi è da sempre molto accesa. Si tratta di un'area marina vasta, il cui controllo non è facile. Anche la definizione precisa delle acque territoriali non è cosa semplice e dà facilmente adito a contrasti. A questo si aggiunge la tendenza di ambo le parti all'uso della forza.

Le autorità di New Delhi e di Colombo si accusano reciprocamente di pesca illegale e in particolare i cingalesi lamentano che la pesca su larga scala nelle loro acque stia portando una seria minaccia alla capacità di sostentamento di Sri Lanka. Una guerra tra poveri le cui vittime principali sono proprio i pescatori di entrambi i Paesi.

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