Ecco chi potrebbe essere il salvatore dell'Ucraina

Petro Poroshenko, ricco imprenditore 48 enne, già ministro degli Esteri e dello Sviluppo Economico, è il superfavorito per le elezioni presidenziali del 25 maggio

Ecco chi potrebbe essere il salvatore dell'Ucraina

Petro Poroshenko, il “Willy Wonka” dell’Est, potrebbe essere il “salvatore” della nuova Ucraina. Il ricco imprenditore 48 enne, già ministro degli Esteri e dello Sviluppo Economico, è il superfavorito per le elezioni presidenziali di domenica 25 maggio e dovrebbe concentrare su di sé la maggioranza dei voti pro-Europa e filo-occidentali. Poroshenko è a tutti gli effetti un oligarca, la rivista americana Forbes stima il suo patrimonio personale in 1,3 miliardi di dollari, e ha come core business l’industria dolciaria Roshen, da qui il soprannome di “re del cioccolato”. Ma possiede anche cantieri navali, stabilimenti dove si fabbricano autoveicoli, un canale televisivo (Kanal 5) e il magazine Korrespondent. Un uomo ricco e influente che durante la rivoluzione contro l’ex presidente Yanukovich si è schierato apertamente con la protesta, finanziandola e concedendole ampio spazio sui suoi media.

Su Poroshenko convergeranno anche i voti dell’ex pugile Vitaly Klitschko, uno dei leader di piazza Maidan, forse in cambio dell’appoggio all’ex campione nella corsa a sindaco di Kiev. Ma politicamente chi è Poroshenko? Si presenta come indipendente ma lo si può definire un “moderato”, un centrista, che ha fatto parte sia di governi filo-europei che di governi filo-russi. Uno che la sa lunga e, evidentemente, si sa muovere molto bene. Poroshenko, come quasi tutti gli oligarchi, è diventato ricco dopo la caduta del comunismo in Ucraina all’inizio degli anni ’90 e le aziende dolciarie su cui ha costruito una fortuna le ha acquistate a suo tempo ad un prezzo stracciato. Si presenta alle presidenziali con la promessa di riportare l’ordine nell’Est del Paese in tre mesi rafforzando l’esercito e aumentando la spesa militare. L’oligarca ha anche assicurato di poter trovare un accordo con Vladimir Putin, affermando: “Io lo conosco bene”, ma che sulla Crimea e sulla tenuta dell’unità nazionale non è disposto a compromessi, così come sulla collocazione filo- occidentale dell’Ucraina, superando quindi l’influenza di Mosca.

I suoi detrattori sostengono che le posizioni occidentali di Poroshenko si spiegano con l’embargo che la Russia ha imposto nel luglio 2013 sui dolciumi prodotti dalla sua Roshen, ufficialmente per motivi di igiene. Mosca era il principale mercato per i prodotti di Poroshenko che da allora è stato costretto a numerosi licenziamenti. Uno stabilimento russo della stessa Roshen fu chiuso da un blitz delle teste di cuoio. Il risentimento verso Mosca ha le sue ragioni di portafogli ma Poroshenko aveva comunque mantenuto spesso posizioni pro-Europa, ad esempio lavorando per l’adesione dell’Ucraina a Bruxelles quando era ministro, attirandosi in questo modo le prime antipatie al Cremlino. Poroshenko assicura anche di sapere come rilanciare la malmessa economia ucraina attirando investimenti. Su questo tema i successi in campo imprenditoriale gli assicurano una notevole credibilità presso l’elettorato, su cui non ha un approccio aggressivo e “urlato” ma calmo e rassicurante, a differenza della maggioranza dei suoi competitors. Gli aventi diritto al voto in Ucraina per le presidenziali saranno circa 36 milioni, la legge elettorale prevede che nel caso nessuno dei candidati dovesse ottenere la maggioranza assoluta si andrebbe al ballottaggio tra i due più votati.

L’oligarca è accreditato del 34% dei consensi negli ultimi sondaggi, stabilmente in testa con la pasionaria Yulia Timoshenko staccata di venti punti. Tutti gli altri sono confinati nelle retrovie, compresi i nazionalisti di estrema destra e il Partito delle Regioni dell’ex presidente Yanukovich, in crollo verticale, fermo ad un misero 4%.

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