È un giudice il nuovo rais Islamisti in cella con Mubarak

Giura il presidente ad interim. I leader della Fratellanza, nel carcere del nemico storico, invitano alla resistenza. Morsi in custodia militare, presto andrà davanti ai magistrati

È un giudice il nuovo rais Islamisti in cella con Mubarak

Li hanno rinchiusi nella stessa prigione in cui è detenuto l'ex presidente Hosni Mubarak, il loro più grande nemico. Il giorno dopo la deposizione del leader Mohammed Morsi, le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato diversi membri del suo movimento, i Fratelli musulmani. Sono stati fermati il capo del braccio politico del gruppo, Saad El Katatny, e il suo numero due, Rashad Bayoumi, e portati nel famigerato carcere di Tora, in cui è rinchiuso quel presidente che per decenni, prima che la rivoluzione del 2011 li trasformasse in un partito legale, ha portato avanti contro i Fratelli repressioni e arresti.
Il procuratore generale ieri ha inoltre spiccato mandati d'arresto nei confronti della Guida suprema del movimento islamista, Mohammed Badie, arrestato nel Nord-ovest del Paese, e per un altro alto leader della Fratellanza, Khairat El Shater. L'accusa: «Incitamento all'uccisione di manifestanti» quando, il 30 giugno, il quartier generale dei Fratelli musulmani è stato preso d'assalto. E ieri, poco si sapeva ancora sulle sorti del presidente destituito. Fonti della sicurezza hanno fatto sapere che si troverebbe in custodia militare, assieme ai membri della sua famiglia. Il rais potrebbe presto essere interrogato dai giudici per «insulti alla magistratura», assieme ad altri membri della Fratellanza: sarebbe pronta una lista nera di 200 nomi.

La repressione degli islamisti riporta l'Egitto a memorie di altri decenni con arresti, fermi e la chiusura di tre emittenti televisive legate ai Fratelli musulmani. Se da una parte le forze di sicurezza e l'esercito mettono a tacere la leadership islamista, dall'altra il nuovo presidente ad interim tenta la via della riconciliazione. Il giudice Adly Mansour, presidente della Corte costituzionale, nel suo discorso di ieri alla nazione ha detto che i Fratelli musulmani «sono parte di questo popolo e sono invitati a partecipare nella costruzione della nazione da cui nessuno sarà escluso. Se rispondono, saranno i benvenuti». Il movimento però non risponde. In un video artigianale che sembra essere stato girato prima della sua deposizione Morsi spinge i suoi sostenitori a continuare a difendere la sua legittimità. E il gruppo ha chiesto loro di scendere in piazza oggi, pacificamente, dopo la preghiera del venerdì, per respingere quello che definiscono «il golpe contro il presidente», «lo Stato di polizia».

La polarizzazione politica è racchiusa oggi in una definizione, quella di golpe. Per le opposizioni che hanno riempito le strade del Paese con milioni di manifestanti anti-Morsi, infatti, mercoledì in Egitto non ci sarebbe stato un «colpo di Stato», ma una seconda rivoluzione con l'aiuto dell'esercito.

Ora, con una parte della piazza soddisfatta e piena di gioia per il nuovo corso degli eventi e l'altra inasprita non soltanto dalla deposizione del suo leader, ma dalla repressione in corso contro un movimento entrato nel 2011 nella legalità politica, resta il timore che la tensione possa concretizzarsi in violenze. Anche per questo la Farnesina ha inviato al Cairo una squadra di rinforzo per seguire i 19mila italiani che si trovano nel Paese.

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