L'India: "I marò sono terroristi". E l'Italia si ribella. Finalmente

La Corte suprema sposta l'udienza di un'altra settimana, ma resta la volontà di considerare pirati i nostri soldati. Letta furioso: "Sono accuse inaccettabili"

L'India: "I marò sono terroristi". E l'Italia si ribella. Finalmente

«I marò sono pirati». Punto e basta. L'India ha così deciso di fare un grazioso omaggio all'Italia celebrando ieri l'indimenticabile Emilio Salgari. Dopo un minuzioso e incessante lavoro durato due anni, ha sfornato il sequel de Le tigri di Mompracem. Sarà un bestseller. Dove la fantasia giudiziaria supera quella letteraria. Forse ne faranno anche un film.

La storia è semplice ma non banale. Sandokan Latorre e Yanez de Girone ritornano in scena nell'Oceano Indiano, pronti come sempre all'abbordaggio. I due sono a bordo di una nave che non batte bandiera italiana, ma un vessillo nero con teschio e tibia bianche. È la petroliera Enrica Lexie, un colosso di 58mila tonnellate, lungo oltre 240 metri, il mezzo più adatto per darsi alla pirateria. Quello che su ordine di Sandokan Latorre dà l'assalto alla sua preda: un peschereccio di 12 metri. Quale ghiotto boccone. I pescherecci indiani, lo sanno tutti, non sono carichi di pesce ma di oro e gemme dei maharajah. Dopo l'assalto, tra baldoria e canti della filibusta, l'ultimo atto: una visitina al paese delle loro vittime.

Ebbene sì, ci sono voluti due anni ma alla fine il governo indiano ha realizzato il suo romanzo d'avventura. Ci sarebbe da ridere se non fossimo di fronte a una tragedia. Giudiziaria, diplomatica e umana. Infatti, non sono stati uccisi solo due pescatori ma è stato assassinato anche il diritto. Prima insultato, stuprato e poi mortalmente trafitto dai colpi dell'arroganza indiana. Certo, ieri la Corte suprema di Delhi si è presa un'altra settimana per decidere se accogliere le richieste dell'accusa contro i marò, ma resta ferma la volontà dell'India nel dichiararli pirati, terroristi. La Procura generale indiana ha infatti formalizzato l'accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone chiedendo l'applicazione della Sua Act, la legge contro la pirateria e il terrorismo. La pena di morte è stata esclusa perché l'imputazione (generiche violenze) prevede una pena massima di dieci anni di carcere, ma i marò finiscono comunque alla sbarra come terroristi.

Ci auguriamo che tra una settimana la Corte suprema di Delhi abbia il coraggio di ripristinare il diritto e di considerare le implicazioni di questo tipo di accusa. Ma non siamo ottimisti, finora la giustizia indiana ha brillato solo in lentezza e scarso senso del diritto. Perciò, a meno di clamorose sorprese, rassegnamoci: i marò sono terroristi e terrorista è lo Stato che li ha mandati in missione, cioè l'Italia. Insomma, facciamo un po' schifo, come al Qaeda o come la Corea del Nord: siamo diventati uno stato canaglia. Almeno finché non reagiamo e dimostriamo che la vera canaglia è chi vìola il diritto internazionale, chi abusa del proprio potere giudiziario, chi tiene prigionieri per due anni dei soldati senza alcun diritto e senza formulare accuse.
Forse quel momento è arrivato. Il nostro governo sembra aver accantonato la resistenza passiva e, a differenza di Monti e compagnia, che con un'azione criminale condannò i marò a fare i prigionieri in India, ha deciso di reagire. «Inaccettabile - afferma il premier Enrico Letta -, l'uso del concetto di terrorismo è da rifiutare in toto, l'Italia e l'Ue reagiranno». «Inaccettabile» è anche la parola ripetuta tre volte dal rappresentante della politica estera Ue Catherine Ashton, che ha sottolineato: «Restiamo a fianco dell'Italia». Ancora più dura il ministro degli Esteri Emma Bonino, che avverte: l'Italia pretende che tra una settimana la corte suprema «prenda atto dell'inaccettabilità e dell'irragionevolezza di questa accusa». Il governo si «riserva di assumere ogni iniziativa». Le opzioni sul tappeto sono tante, anche il ricorso al tribunale dell'Onu, ha aggiunto la Bonino, dicendosi sicura che pure «l'Unione europea saprà intervenire».

Sul caso marò la politica italiana appare compatta, da destra a sinistra i commenti alle accuse indiane sono unanimi: bisogna reagire. Chissà, se l'avesse fatto prima forse oggi non si scervellerebbe per trovare una via d'uscita e avrebbe risparmiato a Massimiliano e Salvatore due anni di prigionia.

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