All'indomani della decisione della Corte Suprema di rinviare al 10 febbraio l'udienza in cui sarà esaminato il ricorso dell'Italia sui nostri marò, dilatando ancora i tempi e la snervante attesa sulla sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, a dare sostegno ai fucilieri e al nostro Paese arriva la presa di posizione della Germania. Giocando d'anticipo sul presidente tedesco Joachin Guack, da ieri in visita di Stato in India, l'ambasciatore tedesco Michael Steiner ha espresso sostegno all'Italia, chiedendo che «la questione venga risolta in modo equilibrato», «senza asperità», perché «è interesse di tutte e tre le parti, India, Italia e Unione europea» considerato che «ci sono tante cose che dobbiamo fare insieme».
Un'intercessione attesa quanto utile a dimostrare che l'Europa fa fronte comune. E infatti l'ambasciatore tedesco è stato chiaro: «L'Italia è parte della Ue e per questo seguiamo la questione con grande attenzione. Da un lato si tratta di una vicenda bilaterale, ma è innegabile che essa riguarda anche la lotta globale contro la pirateria in cui i Paesi comunitari sono fortemente impegnarti». Steiner si è spinto persino oltre lasciando intendere che dall'esito della vicenda potrebbe dipendere il buon esito dei negoziati sull'intesa sul libero commercio tra Unione europea e India, che Bruxelles ha già minacciato di sospendere se ci saranno ulteriori ritardi indiani. «Possiamo ottenere migliori risultati se il clima è giusto», ha spiegato il diplomatico.
A prendere le difese dei nostri militari e a stigmatizzare defaillance e metodi della giustizia indiana e del governo di New Delhi arriva inattesa anche la presa di posizione del quotidiano The Hindu, che in un editoriale punta il dito contro «l'interminabile politica del rinvio» adottata nella gestione del caso, che sta diventando «un imbarazzante problema diplomatico per l'India». Il giornale afferma che è «soprendente» come vi siano ancora dei dubbi su come affrontare la questione, dopo le indicazioni della Corte Suprema, del gennaio 2013, per istruire il caso nell'ambito del codice penale indiano e delle convenzioni e leggi internazionali di diritto marittimo. L'India -conclude- «deve finalizzare un approccio legale credibile e legalmente sostenibile per evitare danni diplomatici o ancora peggio un'invalidazione giudiziaria».
La vicenda dei marò -ormai in India da due anni, col rischio non ancora scongiurato di essere condannati alle pena di morte- è approdata ieri anche sulle pagine del New York Times. Mentre in Italia il palazzo del Consiglio regionale della Puglia esponeva lo striscione di solidarietà a Girone e Latorre, sulla stessa facciata in cui sventola la bandiera della pace (a sottolineare che la missione antipirateria è una missione di pace) il quotidiano ricordava come il caso che vede coinvolti i nostri militari deve essere un «monito» per gli Stati Uniti, a loro volta coinvolti in una disputa con l'India a causa dell'arresto (e rimpatrio) della console generale a New York, accusata di avere falsificato i documenti per ottenere il visto per la sua domestica.
«Sebbene Washington non sia coinvolta nel caso dei marò, l'interminabile dramma tra Italia e India mostra come certe controversie possono a volte durare per anni», scrive il Nyt. La prova che la vicenda dei marò comincia a preoccupare anche Washington.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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