Marò, non sarà applicata la legge antiterrorismo

La procura ha chiesto di non utilizzare la legge antiterrorismo. La difesa però si oppone al coinvolgimento della polizia Nia. Vertice con Renzi a Palazzo Chigi

Marò, non sarà applicata la legge antiterrorismo

I marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non saranno processato sulla base della legge antiterrorismo. Il procuratore generale indiano G.E. Vahanvati ha, infatti, presentato l'opinione contraria del governo in merito all'utilizzo del Sua Act. La procura ha, tuttavia, chiesto che le accuse vengano formulate dalla polizia indiana Nia. "Spiegheremo perchè la Nia può operare anche in assenza del Sua Act. Abbiamo comunicato l'abbandono del Sua Act" - ha detto all'ANSA Vahanvati - "ma la difesa dice no a che i capi di accusa siano presentati dalla Nia e consegneranno una memoria. Ma anche noi vogliamo dire la nostra"

Una richiesta che ha visto infatti l'opposizione dei difensori di Latorre e Girone. "È impossibile utilizzare la Nia in assenza del Sua Act. "Con l'eliminazione del Sua Act - ha sottolineato - abbiamo fatto un primo passo. Ora presenteremo le nostre motivazioni avverse al mantenimento della polizia investigativa Nia", ha però obiettato l'avvocato della difesa Mukul Rohatgi. Dopo il "niente interferenze" con cui il governo indiano aveva gelato Renzi a poche ore dal giuramento, ecco un'altra brutta tegola per la diplomazia italiana, che si presenta proprio nel momento più delicato, mentre alla Farnesina si è in pieno cambio della guardia e ancora si attende la fiducia del parlamento al governo e al neo ministro degli Esteri Federica Mogherini.

Nei giorni scorsi il governo indiano sembrava aver adottato una linea molto dura contro le pressioni della diplomazia italiana e della comunità internazionale, rivendicando il diritto a decidere in piena autonomia: il ministro della Difesa, Ak Antony, aveva dichiarato: "Non ci saranno compromessi, non abbiamo intenzione di retrocedere in nessun modo nel caso. Andremo avanti in base alle leggi indiane." La decisione finale sull'imputazione dei due marò spetterà ad ogni modo al presidente della Corte Suprema indiana, il giudice B.S. Chauhan.

In mattinata è stato convocato un vertice tra il premier Matteo Renzi, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, quello degli Esteri Mogherini e l'inviato speciale del governo Staffan De Mistura per analizzare la situazione. In serata Palazzo Chigi ha scritto in una nota che l'abbandono della legge anti-terrorismo è "il risultato della ferma opposizione dell'Italia".

"L'esclusione dell'applicazione del Sua Act contro i nostri Marò è un primo, importante traguardo raggiunto: è stato assurdo anche solo pensare di poter accusare i due militari italiani di terrorismo. Accogliamo dunque con sollievo il fatto che si sia sgomberato il tavolo da questa accusa. Tuttavia rimane gravissima la violazione dei diritti umani cui sono sottoposti i nostri concittadini, nei confronti dei quali, dopo oltre due anni, ancora non si riesce a formulare un capo di imputazione e, per questo, si continua solo a rimandare, udienza dopo udienza. La priorità rimane quella di restituire i Marò alle loro famiglie e al loro lavoro, recuperando l'orgoglio dell'Italia e del suo ruolo internazionale": lo comunica in una nota Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia. Il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pierferdinando Casini ha dichiarato invece: "La rinuncia del Sua Act da parte dell'India non mi incanta.

Sarebbe davvero superficiale cambiare linea, fidandosi di una giustizia indiana che dopo due anni ci ha portato a questo stato. Mi auguro che il governo Renzi valuti seriamente la strada di un arbitrato internazionale."

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