Ancora una volta, nulla da fare. La decisione dell'alta Corte del Kerala, che oggi doveva stabilire se permettere ai marò italiani di trascorrere il Natale a casa, è stata rinviata a domani.
L'udienza era prevista in India nel pomeriggio, quindi nella mattinata italiana. Il tribunale era chiamato a pronunciarsi sulla possibilità di un temporaneo rientro in patria per i fucilieri della Enrica Lexie, dopo che l'istanza era stata ritenuta ammissibile. Ma ha deciso per un nuovo rinvio. Contro il ritorno in Italia di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si erano espressi i pescatori della città portuale di Kollam. Gli italiani sono accusati di avere ucciso proprio due pescatori, scambiati per pirati somali.
La questione di fondo - al di là del permesso natalizio - è la decisione sulla giurisdizione del caso. Su questo dovrà decidere la Corte suprema, che però ha rinviato di tre mesi la sentenza. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha detto di auspicare "fortemente di poterli riabbracciare in Italia per questo Natale".
Intanto il governo indiano fa sapere di non opporsi alla concessione di un permesso natalizio di due settimane, nel caso in cui il tribunale del Kerala accolga la richiesta italiana. Lo ha detto oggi il portavoce governativo Syed Akbaruddin nell’incontro settimanale con la stampa.
Tuttavia, le probabilità che la giustizia indiana conceda il permesso ai due marò è molto bassa. E avvalorata dalle dichiarazioni del procuratore generale dello Stato indiano del Kerala che ha argomentato con tanti no la sua posizione "assolutamente contraria" alla concessione della licenza di due settimane ai marò per le festività natalizie.
Intervenendo nel dibattito nell’aula 5B dell’Alta Corte del Kerala a Kochi dopo i legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che hanno illustrato gli argomenti e le garanzie a sostegno della richiesta, l’avvocato Asaf Ali ha ricordato che in Italia la Procura di Roma ha aperto un’ inchiesta per omicidio nei confronti dei due fucilieri del San Marco. "Non è plausibile ’My Lord’ - ha detto rivolgendosi al giudice P.Bhavadasan - che un magistrato locale ne disponga il fermo e quindi la proibizione a tornare in India?". In questo caso, ha aggiunto, "la crisi giudiziaria si trasformerebbe in una crisi politica i cui riflessi sarebbero tutti a carico dello Stato del Kerala".
Il legale ha poi sostenuto che "la sola argomentazione della necessità di partecipare a cerimonie religiose con i famigliari ed amici in Italia" non è sufficiente a suo avviso per far accettare la domanda di espatrio. "Visto fra l’altro che migliaia di credenti vengono a trascorrere le festività natalizie qui da noi nello Stato cristiano del Kerala perché mai i parenti ed amici non possono venire a trovarli a Kochi? Magari a nostre spese?".
Per tutte queste ragioni, ha concluso, "ribadiamo il nostro no alla concessione dell’autorizzazione ai marò a recarsi in Italia", sottolineando
che "trattandosi di una richiesta di licenza per motivi familiari e non una modifica delle condizioni della libertà dietro cauzione, l’Italia avrebbe dovuto utilizzare il canale diplomatico e non quello giudiziario".
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