I francesi scelgono il nuovo presidente della Repubblica. Si vota domani e, tra due settimane, è previsto l'eventuale ballottaggio. Da mesi la corsa per l’Eliseo è tra due candidati: il presidente uscente, Nicolas Sarkozy, e il socialista François Hollande. Sono loro i "cavalli" più forti, anche se i candidati, in tutto, sono dieci. Se nessuno conquista il 50% più uno dei voti al primo turno, i due che hanno preso più voti vanno al ballottaggio. La partita è in salita per Sarkozy: il numero uno dell’Ump è indietro, tanto che il premier François Fillon, in un recente fuorionda in tv, ha detto: "Ormai siamo spacciati". I sondaggi prevedono un sostanziale pareggio al primo turno e il successo di Hollande al ballottaggio (58% contro 42%). Ma, particolare da non sottovalutare, c'è una cospicua fetta di elettori (tra i sei e gli otto milioni) indecisi, che possono far pendere l'agom della bilancia da una parte e dall'altra.
Polemica sugli exit poll
Fino alla chiusura dei seggi radio, tv e siti web non possono pubblicare gli exit poll. Ma alcuni organi d'informazione stranieri potrebbero pubblicare i risultati in loro possesso prima del termine prestabilito, magari utilizzando Twitter. La "ribellione" potrebbe estendersi, così, anche ai media francesi: il quotidiano Liberation ha annunciato di voler riservarsi il diritto di pubblicare le stime di voto già a partire dalle 18.30, definendo "obsoleta" la legge in vigore. Ma vediamo chi sono i dieci candidati in corsa per l'Eliseo.
Nicolas Sarkozy
Eletto nel 2007 con il 57% delle preferenze di voto, oggi tenta la conferma sfidando tutti i pronostici contrari. Figlio di immigrati ungheresi, 57 anni, avvocato di formazione, è sposato (in seconde nozze) con l’ex modella Carla Bruni, da cui ha appena avuto la sua quarta figlia Giulia. Molto attivo in Europa, può contare sul sostegno incondizionato di Angela Merkel. Impopolare per le sue decisioni di politica estera, soprattutto sulla Libia, e di politica interna (lotta all'immigrazione), Sarkozy in questi anni è riuscito a imporre la propria leadership in Europa. Fermo sostenitore dell’euro e del rigore di bilancio, è più volte intervenuto a salvare l’Europa dalla speculazione proponendo revisioni dei trattati, il "fiscal compact" e la "tobin tax".
François Hollande
Il leader socialista gira in scooter e ama definirsi "Monsieur Normal", il signor normalità. Ha cinquantotto anni ed è stato segretario del Partito socialista dal 1997 al 2007. Si pone sul solco della tradizione socialista di Mitterand, anche se, a differenza sua, si propone come un leader più moderato e riformista. Tra i suoi punti deboli - su cui ha lavorato molto - c'è quello di dare l'immagine del burocrate di partito. Lo accusano anche di essere totalmente privo di esperienza di governo. Ex compagno di Ségolène Royal, da cui ha avuto quattro figli, in campagna elettorale ha puntato molto sul fisco, suscitando scalpore quando ha proposto l’aliquota al 75% sui redditi oltre un milione di euro. Più di una volta ha minacciato di bloccare la ratifica del Fiscal Compact, il patto di bilancio approvato a inizio marzo da 25 Paesi Ue, fortemente voluto dalla Merkel, che non a caso si è molto esposta a favore di Sarkozy.
Marine Le Pen
La sua parola d'ordine è una sola: sdoganare l'estrema destra, andando oltre, se possibile, al risultato raggiunto da suo padre, Jean-Marie, nel 2002, riuscendo ad arrivare al ballottaggio contro Jacques Chirac (e umiliando il socialista Jospin). I sondaggi sembrano escludere che si possa ripetere l'expolit di dieci anni fa, anche se un recente rilevamento Csa la accredita di un consistente 17%. Un risultato che potrebbe consentirle di essere l'ago della bilancia nel secondo turno. Molto amata soprattutto fra i giovani tra i 18 e i 24 anni, la 44enne Marine Le Pen è riuscita a ringiovanire il Front National pur senza rinnegare nessuno dei vecchi cavalli di battaglia del padre: lotta all’immigrazione clandestina, battaglia anti-Islam, uscita dall’euro e dall’Ue. La strategia di Marine è "dediabolisation": imprimere al partito un volto più aperto e moderno, non solo di protesta ma anche di governo, cercando di intercettare il voto dei delusi da Sarkozy.
François Bayrou
Ha una lunga carriera politica alle spalle il centrista Francois Bayrou, 61 anni, leader del Modem. Ministro dell’Istruzione nel 1993 con il governo di Edouard Balladur, nel 1999 è stato eletto deputato europeo. Si è presentato alle elezioni del 2002 e del 2007 dove si è piazzato al terzo posto con la discreta dote del 18,57% dei voti. Europeista convinto, piace molto ai moderati. Molti analisti dicono che Sarkozy lo avrebbe già individuato come possibile premier in caso di sua vittoria, ovviamente facendo un'alleanza strategico-politica dopo il primo turno. Marine Le Pen ha rintuzzato Sarkò accusandolo di voler scendere a patti con il meno nazionalista tra tutti i candidati.
Jean Luc Melenchon
E' nato a Tangeri (Marocco) 53 anni fa ed ha un percorso politico "trozkista". Giornalista, nonchè professore di francese, Melenchon ha aderito al Partito socialista nel 1977, abbandonandolo nel 2008, dopo il Congresso di Reims, per lecontinue divergenze con Ségoléne Royal. Molto attivo ai tempi di Mitterrand, nella corrente di estrema sinistra interna, ha coniato uno slogan breve ma efficace: "Prendete il potere". Con lui i comunisti francesi sono tornati a scaldarsi. Clamoroso il suo gesto del dicembre 2010: per protestare contro "le crociate anti-comuniste" del Parlamento europeo, lasciò l’emiciclo durante la consegna del premio Sakharov, per i diritti dell’uomo a un giornalista e attivista cubano. Il motivo: Melenchon non riesce a considerare Cuba "una dittatura". Potremmo definirlo un komunista col k.
Eva Joly
Franco-norvegese, sessantanove anni, Eva Joly è l’outsider di queste elezioni. Giudice specializzata nella lotta alla corruzione, è entrata in politica nel 2008. Dopo essersi unita al movimento Europa ecologia per le elezioni europee nelle fila di Daniel Cohn Bendit, è stata eletta al Parlamento Europeo. I sondaggi le attribuiscono solo il 2% delle preferenze, ma lei non demorde dicendo che "quel che conta e che i francesi rimangano sensibili ai temi dell’ecologia".
Jacques Cheminade
La sua candidatura è arrivata a sopresa. Settantuno anni, militante indipendente di Solidarietà e Progresso, partito di sinistra anti-capitalista, a detta di tutti è la rivelazione mediatica di questa campagna elettorale. "Me ne frego di vincere le elezioni. Non è un mio problema" ha detto il franco-argentino Cheminade. Non temendo di essere preso in giro ha stupito tutti dicendo di voler industrializzare la Luna e Marte: "Lo spazio è una spinta verso l’avvenire - ha dichiarato - bisogna pensare a lungo termine e accelerare la ricerca".
Nathalie Arthaud
A 42 anni è la candidata più giovane. La Arthaud proviene dal movimento di estrema sinistra di Lotta operaia (Lo). Insegna economia e gestione ed è consigliera municipale per i giovani a Vaulx-en-Vain. Ha sempre ricordato che per il suo partito le elezioni non sono cosi importanti: "Mi considero solo un link - ripete spesso - quello che conta e che la gente torni in piazza, come nel 1936, 1968 o 1995. Penso che un momento così può tornare presto".
Nicolas Dupont-Aignan
Questo politico neo-gollista di 51 anni fino a poco fa era un perfetto sconosciuto. Ha fondato il movimento Debout de la Republique dopo essere uscito dall’Ump nel 2007. La crisi economica ha portato in auge Dupont-Aignan, che come primo obiettivo ha l'uscita dall’euro e il ritorno convinto al franco.
Philippe Poutou
Ex operaio della Ford a Bordeaux, classe 1967, Philippe Poutou si definisce anarchico, anti Pinochet, "per Mandela e contro l'apartheid". Ha iniziato il suo impegno politico militando in Lotta operaia, poi a lungo è stato delegato sindacale.
Nel 2000 è entrato in "Lotta Comunista Rivoluzionaria", con cui si è presentato alle legislative del 2007 nella Gironda, ottenendo il 2,7% dei voti. Dal 2010 è alla guida del Nuovo Partito Anti-capitalista, per cui si candida all’Eliseo.
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