Le purghe di Erdogan: cacciati i poliziotti e i giudici che lo indagano

Bruxelles chiede il rispetto dello stato di diritto e ad Ankara l'opposizione minaccia un futuro processo al premier

Le purghe di Erdogan: cacciati i poliziotti e i giudici che lo indagano

Ankara - Si intensificano le purghe ai vertici della polizia volute dal premier turco Erdogan per fermare gli scandali di corruzione che dal 17 dicembre mettono in pericolo il «sultano» di Ankara. La notte scorsa sono stati silurati i capi della polizia di 16 città , fra cui Ankara, Smirne e Antalya, e il vice-capo della Sicurezza Nazionale. Il prefetto di polizia di Istanbul - da dove è partito il 17 dicembre il primo blitz anti-corruzione che ha portato all'arresto anche dei figli di tre ministri - è già stato sostituito il mese scorso. A tre mesi dalle cruciali elezioni comunali, il premier turco continua a denunciare un complotto internazionale contro il suo governo che si nasconderebbe dietro alla Mani Pulite che fa tremare il potere islamico. Centinaia di dirigenti e funzionari della polizia - 350 solo martedì ad Ankara - sono stati rimossi. La magistratura, pure sotto attacco, ha subito pressioni e rimozioni. Il procuratore di Istanbul Muammer Akkas ha denunciato a fine dicembre il blocco di un'inchiesta su un nuovo filone di corruzione, che secondo la stampa turca coinvolgerebbe anche un figlio del premier: è stato rimosso. Ieri mattina altre 25 persone, fra cui dirigenti della direzione delle ferrovie, sono state arrestate a Smirne nel quadro di un altro capitolo della Tangentopoli turca. Già nel pomeriggio tre dirigenti della polizia della città sono stati cacciati.

Le purghe decise da Erdogan per fermare le inchieste che lo minacciano hanno assunto «dimensioni scandalose» accusa il quotidiano indipendente Taraf. Nel mirino ci sono in particolare poliziotti e magistrati vicini al predicatore Fetullah Gülen, ora in scontro aperto con Erdogan. Bruxelles ha chiesto ad Ankara di rispettare «immediatamente» i criteri sullo stato di diritto connessi allo status di Paese candidato all'adesione all'Ue.

E cresce l'inquietudine dell'opposizione per l'apparente deriva autoritaria del potere. Per il socialdemocratico Kemal Kilicadaroglu Erdogan un giorno finirà sotto processo, «quando la politica pulita prevarrà in questo Paese».

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