Il ritorno di Rachida, l’anti Carlà Sarkozy resuscita l’ex pupilla

Il ritorno di Rachida, l’anti Carlà Sarkozy resuscita l’ex pupilla

Le scarpe esibite sul palco, stivali in camoscio rosso fiammante - tacco dodici, firma Louboutin, dicono gli esperti - hanno fatto discutere quanto il suo ritorno al fianco di Nicolas Sarkozy. Non poteva che finire così per Rachida Dati, l’ex pupilla di Sarkozy soprannominata «Miss Dior» e simbolo della destra «bling bling» - tutta firme e gioielli vistosi - che è anche considerata il tallone d’Achille del presidente. Rachida, la maghrebina divenuta famosa per la sua carriera folgorante, poi caduta in disgrazia con l’arrivo di Carla Bruni ed esiliata dal ministero della Giustizia al Parlamento di Bruxelles, è tornata a gamba, o forse meglio “a stivale” teso nella corsa per la conquista dell’Eliseo. Lo ha fatto a modo suo, con la grinta e gli abiti griffati che sono il marchio di fabbrica, e con il chiaro intento di farsi notare per la sua mise e infine ridicolizzare chi si occupa dei suoi abiti più che della sua politica (compresi gli autorevoli e liberal Le Point, Libération e l’Express).
Ripescata dall’oblio in cui era caduta in questi anni, addirittura resuscitata per l’occasione - «un miracolo», dicono le malelingue - la deputata europea e sindaco del VII arrondissement (Parigi), 46 anni, giovedì è stata chiamata da Sarkozy in persona sul palco del Gran Palais di Lille di fronte a diecimila sostenitori, per rilanciare gli slogan vincenti di cinque anni fa. Quali? Quelli a cui lei stessa aveva lavorato come portavoce del candidato Sarkozy nel 2007 e che promuovono «una Francia forte, dove tutto è possibile, qualunque sia la vostra origine o condizione». Messaggi perfetti per la multietnica città del nord, specie se lanciati dalla figlia di un muratore marocchino e una signora algerina che oggi aspira al seggio nella seconda circoscrizione di Parigi - ma dovrà vedersela col caro nemico di partito, il premier François Fillon - e alla poltrona di sindaco della capitale nel 2014.
Un ritorno di interesse per la Dati. Un reciproco scambio di favori. La parlamentare europea è funzionale al progetto Sarkò - «squadra che vince non si cambia» -, il piano in base al quale il presidente ha richiamato al suo fianco tutti i collaboratori che cinque anni fa trasformarono la sua campagna elettorale in una grande vittoria. E la campagna elettorale di Sarkozy è funzionale al progetto dell’ex Guardasigilli, impegnata a fare in modo che la Francia si ricordi di lei per poter realizzare l’obiettivo di lasciare Bruxelles, approdare all’Assemblea nazionale e sedere un giorno sul trono i Parigi.
Addio antiche ruggini, au-revoir ai vecchi rancori. Per realizzare i loro sogni, Sarkozy e Dati hanno fatto affidamento su un molto napoletano «scurdammoce ’o passato». Finiti ai ferri corti nel 2009 per la cacciata di lei dal governo, alla quale pare abbia contribuito una gelosa Carlà, i due sono invece arrivati a Lille in grande armonia dopo un viaggio insieme in Tgv, unico intoppo Sarkozy sbugiardato su Twitter perché impegnato a farsi fotografare in seconda classe mentre poi dall’interno del treno raggiungeva il suo staff di tutta fretta in prima.
Eppure il ritorno di fiamma (politica) tra Dati e Sarkozy questa volta desta malumori inattesi. Nulla a che vedere con Carla Bruni, la moglie del presidente che non può non aver dato l’ok al patto col diavolo, il ritorno in pista dell’ex nemica Rachida. Dimenticati anche lei i vecchi rancori - celebre l’episodio del capodanno 2007 in cui Carlà, indicando il letto del presidente avrebbe detto alla Dati: «Avresti voluto occuparlo tu, vero?» - dimenticati i veleni - Rachida è stata sospettata a lungo di essere la malalingua all’origine del gossip sui tradimenti reciproci della coppia presidenziale e per qualche tempo si sospettò che l’Eliseo avesse addirittura fatto intercettare il suo telefono - be’, tra le due è giunto il tempo della tregua. Primo round sospeso per sopraggiunta campagna elettorale. A non digerire la ritrovata alleanza sono invece alcuni membri dell’Ump, il partito di governo, specie i seguaci del premier Fillon, in guerra aperta con madame Dati.

Ma poi a prevalere sembra soprattutto la voglia di riconquistare l’Eliseo: «Per vincere, bisogna perdonare tutto», dice un militante riunito a Lille. E un altro gli fa eco: «Abbiamo visto di peggio. In campagna elettorale, tutto è lecito». Resurrezione di vecchi nemici compresa.

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