Il nostro ministero degli Esteri non dispone di conferme rispetto all'inquietante annuncio della morte di padre Paolo Dall'Oglio annunciata ieri da un sito arabo. Secondo Il Fronte nazionale siriano, un partito di sinistra che fa parte della Coalizione nazionale siriana delle opposizioni, ha scritto sulla sua pagina Facebook di avere avuto notizia che Padre Paolo, il gesuita residente in Siria e vicino ai ribelli che combattono il regime di Bashar el-Assad, è stato «giustiziato». «Con il massimo rammarico - ha scritto Lama Al Atasi, una politica di Homs nota in Siria - comunico di avere notizie confermate da una fonte ben conosciuta che Padre Paolo è stato giustiziato. Dio benedica la sua anima». Al-Atasi ha, inoltre, accusato l'intelligence siriana di aver infiltrato propri agenti nelle file del gruppo che ha rapito il gesuita e di aver così contribuito alla sua morte. «Il regime di Assad ne porta la piena responsabilità», ha affermato.
Ieri pomeriggio in una conferenza stampa a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto che mancano conferme su questa presunta notizia. «Siamo in trepidante attesa e continuiamo a cercare informazioni e contatti di minuto in minuto», ha detto il premier.
Neppure il Vaticano sembra disposto a prendere troppo sul serio la notizia della morte di padre Paolo Dall'Oglio. «Non abbiamo ancora nessuna informazione in merito», risponde ai giornalisti padre Ciro Benedettini, vice direttore della sala stampa della Santa Sede. Il Vaticano monitora la situazione tramite i canali della Nunziatura di Damasco e della Curia generalizia dei Gesuiti.
E quasi a confermare che è opportuno prendere queste notizie con le molle, il responsabile di una Ong a Beirut in contatto con gli attivisti che hanno accompagnato il gesuita al suo ingresso in Siria alla fine di luglio ha dichiarato che non c'è «nessuna conferma» delle voci che circolano su Padre Paolo Dall'Oglio, «né in un senso né nell'altro», mentre le informazioni che arrivano da diversi canali sul terreno indicano che «c'è una speranza» che il religioso sia vivo. Neanche Salam Kawakibi, esponente dell'opposizione siriana all'estero e vicedirettore del think tank Arab Reform Initiative, crede alla morte di Dall'Oglio: in base a informazioni da lui raccolte «poche ore fa presso gruppi rivoluzionari attendibili» il gesuita sarebbe vivo e «tuttora ospite del gruppo dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante», i qaidisti presso i quali si sarebbe recato quindici giorni fa per negoziare il rilascio di alcuni prigionieri. Kawakibi polemizza a distanza con Al Atasi, che non farebbe parte della Coalizione delle opposizioni, ma a suo avviso cercherebbe in ogni modo di far parlare di sè.
Ieri a Raqqa nel nord della Siria, l'unico capoluogo di provincia da cui le forze lealiste si sono dovute ritirare, si sono svolte nuove manifestazioni per chiedere il rilascio di padre Dall'Oglio, insieme con quello di centinaia di altre persone sequestrate.
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