Tensione alta in Siria. Secondo quanto hanno detto fonti della sicurezza siriane alla tv panaraba Al Arabiya, il regime si attende un attacco in "qualsiasi momento", ma le forze siriane sono "pronte a rispondere". Nel frattempo, gli ispettori dell’Onu hanno lasciato il Paese dopo l’inchiesta sull’attacco chimico del 21 agosto.
La squadra di esperti, guidata dal dottor Ake Sellstrom, era sul posto da lunedì per indagare sulle accuse di attacchi con armi chimiche contro i civili siriani. Secondo Washington, 1.429 persone tra cui 426 bambini sono morte in un attacco con armi chimiche lanciato dal regime siriano la scorsa settimana.
Prove che però vengono smentite dalla Siria. "Sono menzogne", ha dichiarato il ministero degli Esteri siriano Walid al Moallem, aggiungendo che "quelle che l’amministrazione americana ha definito prove inconfutabili non sono sono altro che vecchie storie diffuse dai terroristi (i ribelli, ndr) da oltre una settimana, bugie e storie completamente inventate".
Francois Hollande e Barack Obama hanno chiesto alla comunità internazionale di inviare "un messaggio forte" al regime di Bashar al Assad, ritenuto responsabile del massacro con armi chimiche del 21 agosto. Lo ha indicato in un comunicato l’Eliseo, precisando che "i due capi di stato hanno convenuto che la comunità internazionale non può tollerare l’uso di armi chimiche, che deve esserne ritenuto responsabile il regime siriano e di inviare un messaggio forte per denunciarne l’uso".
"Sono momenti difficili per la comunità internazionale. L’opinione pubblica italiana è stata drammaticamente turbata dalle immagini delle vittime dell’uso di armi chimiche. Dobbiamo fare di tutto perché‚ non accada più, ha detto il premier Enrico Letta ribadendo che senza l'avallo dell'Onu l'Italia rimarrà fuori dalla missione.
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