"Atteggiamento cavilloso": La lezione di Giorgetti all'Ue sul Pnrr

Per Giorgetti la burocrazia Ue e quella italiana combattonio una "battaglia epica" sul Pnrr. Il ministro punge Bruxelles sull'eccessivo dogmatismo dei tecnici

"Atteggiamento cavilloso": La lezione di Giorgetti all'Ue sul Pnrr
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I funzionari Ue hanno sul giudizio del Pnrr un atteggiamento "estremamente cavilloso". Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti non le manda a dire in occasione del suo intervento all'evento di celebrazione dei 145 anni di vita de Il Messaggero a Roma. L'esponente della Lega interviene a pochi giorni dalla visita della super-commissaria Celine Gauer e della sua task force di vigilanza a Roma segnalando che sul Pnrr è in corso "una battaglia epica tra la burocrazia italiana e quella europea".

I funzionari comunitari, spiega il titolare di Via XX Settembre, sarebbero in quest'ottica estremamente rigidi nell'applicare le prescrizioni della Recovery and Resilience Facility a cui il Pnrr è ancorato mentre le nostre strutture sono sottoposte a "uno stress incredibile" per rispettare i tempi di applicazione del Pnrr, che scade a fine 2026. L'Italia è, dopo la Spagna, la seconda nazione dell'Ue per messa a terra dei progetti e in assoluto quella che ha ottenuto più risorse tra prestiti e aiuti. E in vista del picco di spesa previsto per il 2024 e il 2025 l'Italia deve dare slancio agli investimenti per la crescita ma ha anche necessità di vedere l'Ue venire incontro alle mutate necessità del Pnrr e delle sfide delle economie nazionali.

In quest'ottica, la recente visita di Gauer e della task force è stata di routine e pragmatica, e si inserisce in un solco ben preciso che vede una vigilanza tecnica stretta da un lato su tutti i Paesi europei unita a un'interlocuzione politica molto più snella per il Paese. L'Italia dibatte a tutto campo con la Commissione Europea senza strappi e analizza con attenzione le prospettive di modifica del Pnrr; la scelta della struttura di Gauer, che risponde all'esecutivo Ue, non manca però spesso di andare nella direzione di un'applicazione alla lettera di regole scritte nel 2020 e che non rispondo all'odierna necessità dell'Europa. Un'Europa in cui gli investimenti vanno di pari passo con mutati costi, inflazione e tempi lunghi per i progetti a causa del costo delle materie prime.

Giorgetti conosce bene il dossier in quando unico ministro del governo Meloni ad aver già governato il Pnrr da un dicastero già ai tempi del governo Draghi, in cui ha ricoperto il ruolo del ministro dello Sviluppo Economico contribuendo a riscrivere il progetto dopo la falsa partenza dell'era Conte. Il Pnrr dovrebbe abilitare la crescita ma, nota Giorgetti, quest'ultima "bisogna volerla". Il ministro ricorda che oggigiorno "viviamo tempi non normali, dopo il Covid, la guerra e le conseguenze economiche della guerra ma anche un progressivo contesto di de-globalizzazione" e "l'aumento di talune categorie di prezzi dipende anche da questa frammentazione".

Impossibile non tenerne conto nel Pnrr. In quest'ottica la buona notizia è che a Bruxelles c'è la volontà politica di interloquire per l'Italia per aprire a possibili modifiche che consentano al Pnrr di atterrare in tempo e con successo. Ne va dell'economia italiana, e dunque di quella europea. L'ostacolo sono le cavillosità denunciate da Giorgetti che rispondono a una logica zelante di applicazione delle norme che fa il pari con il mito rigorista degli automatismi sul Patto di Stabilità che mette la lettera delle regole davanti al loro effetto pragmatico.

E tra rigoristi e pragmatici come Giorgetti si giocherà la battaglia per il futuro dell'Ue. Una sfida che riguarda sia la Recovery and Resilience Facility, a cui rispondono i Pnrr, che gli assetti europei di normativa economica.

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