
"Serve una svolta vera". E non c'è tempo da perdere. È una corsa contro il tempo quella che si sta disputando a Bruxelles per rivedere i contenuti più oltranzisti della bozza del piano Ue pronto a introdurre "misure prioritarie" per rafforzare la domanda di auto elettriche. Con una conseguente e ulteriore mazzata alla tradizionale industria dell'automotive, che sinora ha dimostrato di non riuscire a reggere il passo di un tale cambiamento imposto dall'alto. Tutto o quasi si deciderà nelle prossime ore, durante un ultimo round di negoziati con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, prima dell'atteso documento per il comparto, in arrivo mercoledì.
L'Italia è intenzionata a fare la propria parte, ovvero a promuovere un approccio il più equilibrato possibile e dunque capace di salvaguardare sia la sostenibilità sia lo sviluppo industriale di un comparto che nel 2022 ha rappresentato il 10,9% del pil nazionale. "Sulle auto serve una svolta vera, sono ore decisive, massimo impegno", ha affermato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, interpellato dall'AdnKronos a pochi giorni dalla presentazione del piano della Commissione europea per l'automotive, in arrivo per l'appunto il 5 marzo. Già da tempo, del resto, l'Italia aveva invitato le istituzioni di Bruxelles a riconsiderare le conseguenze di alcune politiche oltranziste adottate per il comparto.
"Siamo stati i primi in Europa a dire che occorreva cambiare e che occorreva farlo subito per evitare il collasso dell’industria dell’auto che è il cuore dell’industria europea: per questo abbiamo presentato a settembre il non-paper per la revisione delle norme sul Green Deal, affinchè fossero sostenibili per il sistema industriale", aveva ricordato lo stesso Urso nei giorni scorsi a Radio 24. In queste ore decisive quella posizione diventa dirimente e raccoglie un consenso sempre più largo nella compagine europea.
"L'obiettivo di porre fine alle vendite di auto con motore a combustione interna entro il 2035 sembra più irrealistico che mai. Il divieto imminente del 2035 sui motori a combustione interna dovrebbe essere revocato per riflettere la neutralità tecnologica", ha comunicato il Partito popolare europeo (Ppe), trovando l'appoggio di Forza Italia. "Non è pensabile vietare la vendita di mezzi con motori a combustione interna dal 2035. Si tratta di una norma inattuabile, varata nella scorsa legislatura comunitaria e figlia di un certo approccio ideologico alla questione green, proprio dei socialisti e dei verdi", ha difatti scritto in una nota Deborah Bergamini, vicepresidente del Ppe all'assemblea del Consiglio d'Europa e responsabile esteri di Fi.
Nella bozza che circola a Bruxelles sull'automotive ci sono linee per sostenere gli incentivi nazionali all'acquisto delle auto elettriche, nuove fonti di finanziamento a cui attingere, leasing sociale e mercato dell'usato, nonché il rinnovo delle flotte aziendali con e-car. Nel testo, visionato dall'Ansa e ancora suscettibile di modifiche, non vi sono invece cenni alla richiesta principale dei costruttori di congelare le multe previste già quest'anno per chi non centra i target intermedi di taglio delle emissioni di CO2. Un'assenza che, accompagnata ai mancati riferimenti alla neutralità tecnologica, in queste ore ha riacceso i malumori del comparto.
Mentre si cercano soluzioni per un documento che non ripeta gli errori del passato, i Cinque Stelle invece polemizzano. Contro il governo Meloni, ovviamente. "Il ministro Urso sembra gongolare di fronte all'ipotesi che l'Ue possa spostare un pò più in là lo stop alla commercializzazione di auto diesel e benzina. E con lui il Ppe, nonostante sia il primo partito sostenitore di Ursula Von der Leyen, la donna che ha 'vergato' il Green Deal. E, a seguire, il regolamento Ue sulle 'auto green'. Viva la coerenza. Purtroppo, Urso, Meloni e il Ppe sono dei poveri illusi: il settore non risorgerà come l'Araba Fenice solo comprando tempo", ha scritto il senatore M5s Luigi Nave. E ancora: "Sta cambiando l'approccio culturale sull'auto, prima ancora che quello industriale: gli europei stanno cambiando le loro abitudini, a partire dai giovani, e i numeri di immatricolazioni del passato non torneranno mai più.
Senza incentivi non si canta messa, e Urso è il geniale autore dell'azzeramento del fondo automotive, che contava su 4,6 miliardi. La filiera presto o tardi andrà riconvertita, altrimenti il disastro industriale arriverà ugualmente. Farlo capire a un ministro fuori dalla storia è però impresa improba".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.