Attivato l'Ipcr: cosa farà l'Europa in caso di guerra

La presidenza spagnola del Consiglio Ue ha attivato l'Ipcr per monitorare e coordinare risposte comuni per quanto riguarda la guerra in corso tra Israele e Hamas

Attivato l'Ipcr: cosa farà l'Europa in caso di guerra
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Dopo il vertice straordinario dei 27 sul Medio Oriente, la presidenza spagnola del Consiglio europeo ha deciso l’attivazione completa dei dispositivi integrati di risposta politica alla crisi (Ipcr). Questo meccanismo consente a Palazzo Europa di velocizzare il processo decisionale e di coordinarlo a livello comunitario, tramite una tavola rotonda che comprende gli Stati membri, le istituzioni dell’Ue e gli altri partner chiave, comprese le Nazioni Unite e i Paesi terzi.

Nel corso della riunione in videoconferenza, i leader delle nazioni dell’Unione hanno identificato alcuni ambiti urgenti, tra cui l’assistenza umanitaria, le questioni di sicurezza interna e la migrazione, per cui è diventato necessario un potenziamento dello scambio di informazione e un monitoraggio costante.

La modalità “piena attivazione” dell’Ipcr è stata già predisposta in occasione dell’aumento dei flussi migratori nel 2015, per la pandemia di Covid-19, dopo l'inizio della guerra in Ucraina nel 2022 e a seguito del devastante terremoto che, il 6 febbraio 2023, ha devastato Turchia e Siria. Lo strumento principale dei dispositivi integrati di risposta alla crisi è una tavola rotonda informale, presieduta dalla presidenza del Consiglio Ue e a cui partecipano rappresentanti della Commissione di Bruxelles, del Servizio europeo per l'azione esterna e degli Stati membri, affiancati da esperti sul tema. Oltre a questa riunione, l’Ipcr prevede l’attivazione di una piattaforma web per la raccolta e lo scambio di informazioni, un continuo flusso di relazioni analitiche e un punto di contatto attivo 24 ore su 24, che garantisce una connessione costante tra le parti interessate.

A seconda della crisi che l’Unione europea di trova ad affrontare, l’Ipcr prevede tre modalità operative: “monitoraggio”, che agevola la lo scambio delle relazioni esistenti sul fenomeno; “condivisione delle informazioni”, che innesca l'elaborazione di relazioni analitiche e l'utilizzo della piattaforma web per comprendere meglio la situazione e prepararsi a un'eventuale escalation; “piena attivazione”, che sblocca la possibilità di preparare proposte di intervento dell’Unione da sottoporre al Consiglio europeo o al Consiglio dei ministri europei.

La necessità di un meccanismo che permettesse una risposta unificata dei 27 ad una crisi è emersa all’inizio degli anni 2000, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, gli attacchi terroristici di Madrid

(2004-2005) e lo tsunami nell’Oceano indiano (2004). Nel 2006 è nato il Cca (Dispositivi di coordinamento nella gestione delle crisi e delle emergenze), evolutosi nell’attuale Ipcr nel 2013.

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