Ogni volta che Ilaria Salis parla in merito all'Ungheria (il che accade almeno una volta alla settimana) l'impressione è che ogni suo sforzo sia orientato a difendere il privilegio dell'immunità parlamentare. Anche le dichiarazioni rilasciate al media francese Blast France sembrano andare in questa direzione, con quasi una preghiera alla Francia affinché non estradi Rexhino "Gino" Abazaj, albanese residente in Italia, amico di Salis che si è rifugiato in Francia pensando di scampare al mandato di cattura europeo, e invece ora si trova in carcere a Parigi, è perfetto per lei. Gino è accusato per i suoi stessi reati e la Francia non ha ancora deciso il da farsi ma, intanto, lo tiene in carcere.
Proprio Salis, che è stata votata da quelli che dicono di essere contro ogni privilegio, ora si sta aggrappando con le unghie e con i denti alla poltrona di Bruxelles che, oltre a garantirle un emolumento sostanzioso ogni mese, ben altre cifre rispetto allo stipendio da insegnante, le permette di non andare a processo in Ungheria. Ma il Paese di Viktor Orban ha fatto domanda per chiedere la revoca dell'immunità parlamentare, in modo tale che Salis possa essere giudicata dove è accusata di aver commesso un reato. A votare sarà il parlamento europeo ed è di questo che ha paura l'esponente di Avs: il rischio che i parlamentari riuniti votino a favore della revoca è alto, pertanto lei trova ogni occasione per fare campagna in favore dei suoi interessi.
Per promuovere il contenuto media francese, Salis parla di "intervista" ma in realtà l'europarlamentare non ha fatto altro che leggere ciò che si era precedentemente preparata. Quindi sarebbe corretto parlare di monologo fatto con i francesi, nel quale dichiara che per Gino serve una "mobilitazione ampia" come quella che è stata fatta per lei in modo da bloccare l'estradizione, anche facendo ricorso a una "raccolta firme" per convincere il giudice che Gino no dev'essere mandato in Ungheria. "Sarebbe grave se la Francia collaborasse consegnando un antifascista e quindi un oppositore politico, quindi sottoposto a un processo con sentenza già scritta", dice Salis, che parla del "compagno" nello specifico ma, in fondo, si riferisce più a se stessa. Tant'è vero che cita il caso di Gabriele Marchesi, imputato in Ungheria per gli stessi reati, che però è rimasto in Italia dove è libero e dove il tribunale ha negato all'Ungheria l'estradizione: "Spero che la Francia, come l’Italia si schieri, con l'Ungheria". Se la Francia rifiuta l'estradizione, allora lei ha un'arma in più in parlamento per sperare nel mantenimento dello status.
Intanto, nella sua ultima nota social non ha remore a palesare la sua indole poco democratica: "Nessun antifascista deve essere estradato in Ungheria". Nel mondo di Salis e di tutti gli antagonisti, si può andare in Ungheria a commettere qualunque reato e poi basta dichiararsi antifascisti per chiedere una patente di immunità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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