Il Parlamento europeo strappa con l'Ungheria di Viktor Orban nei giorni in cui Budapest torna alla carica chiedendo lo stop a ogni sanzione nei suoi confronti in cambio del via libera a nuovi pacchetti di aiuto europei all'Ucraina.
Dopo aver proposto a settembre di approvare contro l'Ungheria l'attivazione dell'Articolo 7 e la sospensione del diritto di voto all'Ungheria oggi l'emiciclo di Strasburgo ha approvato una risoluzione con la quale si richiede il blocco dei fondi europei per Budapest a causa delle restrizioni allo Stato di diritto, che renderebbero il governo di Viktor Orban non più democratico.
A votare a favore sono stati 416 parlamentari europei, 124 i contrari e 33 astenuti. In ordine sparso la maggioranza di governo italiana: a votare a favore il testo, che chiede alla Commissione e Consiglio di resistere alle pressioni dell'Ungheria sullo sblocco dei fondi europei a Budapest, sono stati i parlamentari europei eletti nelle liste di Forza Italia e la leghista Anna Bonfrisco; contrari quelli di Fratelli d'Italia e Lega oltre al forzista Massimiliano Salini. Nel testo si accusano le continue "violazioni dei principi dello Stato di diritto in Ungheria" e secondo la risoluzione, che non ha potere vincolante, la Commissione e il Consiglio europei dovrebbero resistere alle pressioni dell'Ungheria e procedere con l'adozione delle misure proposte per la condizionalità dello Stato di diritto per sospendere i fondi di coesione dell'Ue.
Il piano negoziato tra Bruxelles e Budapest, che contempla diciassette misure di correzione delle riforme della giustizia ungherese è definito insufficiente "per affrontare il rischio sistemico esistente per gli interessi finanziari dell'Ue" in caso di via libera ai fondi al Paese guidato da Viktor Orban. Per quanto riguarda il Piano di ripresa e resilienza dell'Ungheria, i parlamentari Ue "deplorano che, a causa delle azioni del governo, i fondi per la ripresa non siano ancora arrivati al popolo ungherese". Secondo il Parlamento europeo, "permane il rischio di uso improprio dei fondi dell'Ue in Ungheria e la Commissione non dovrebbe approvare il Pnrr dell'Ungheria fino a quando il Paese non avrà pienamente rispettato tutte le raccomandazioni nel campo dello stato di diritto e tutte le pertinenti sentenze della Corte dell'Ue e la Corte dei diritti dell'uomo".
Budapest rischia il congelamento del 65% dei fondi di coesione, pari a 7,5 miliardi di euro, che la Commissione aveva minacciato di bloccare se l'Ungheria non avesse dato attuazione entro il 19 novembre a tali provvedimenti correttivi negoziati da Budapest e Bruxelles, tra cui l'istituzione di un'autorità indipendente anti-corruzione, una riforma degli appalti e altre misure per contrastare la corruzione. Il governo ungherese ha utilizzato questa manovra come leva per bloccare il suo via libera al piano europeo di aiuti a Kiev. Nel frattempo, oggi l'Ungheria ha autorizzato un prestito all'Ucraina, dal proprio bilancio nazionale, per 187 milioni di euro. "Sarebbe la quota dell'Ungheria del previsto prestito congiunto dell'Ue di 18 miliardi di euro ma non attraverso un altro debito congiunto dell'Unione", ha spiegato il capo di gabinetto del governo di Budapest, Balazs Orban.
L'appuntamento ora è per il 6 dicembre: quel giorno il Consiglio europeo dovrà valutare gli adempimenti dell'Ungheria al concordato con l'Ue e capire se il via libera ai fondi potrà essere effettivamente dato.
E si tratterà di un parere vincolante, al contrario del voto di Strasburgo che ha valore unicamente indirizzativo. E sarà un momento decisivo per capire la prospettiva di una coesione europea alla prova della sfida lanciata da Orban ai valori comuni dell'Ue e alle prospettive di sostegno collettivo a Kiev.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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