Pnrr, Fitto zittisce gli anti-italiani: "Con un'operazione di realismo salveremo il Piano"

"Nei prossimi giorni sulle proposte di modifica del Pnrr e sulla programmazione 2021-27 della coesione, il governo porterà all'attenzione del sistema Paese obiettivi chiari e un percorso che punterà alla soluzione di problemi annosi su cui è necessario invertire la tendenza."

Pnrr, Fitto zittisce  gli anti-italiani: "Con un'operazione di realismo salveremo il Piano"
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«Nei prossimi giorni sulle proposte di modifica del Pnrr e sulla programmazione 2021-27 della coesione, il governo porterà all'attenzione del sistema Paese obiettivi chiari e un percorso che punterà alla soluzione di problemi annosi su cui è necessario invertire la tendenza. Questa operazione che è realismo e responsabilità bisogna avere il coraggio dirla». È quanto ha dichiarato il ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto, ieri al Festival del Lavoro. «Io penso - aggiunge - che sarebbe irresponsabile dire che tutto va bene e non sottolineare le necessarie correzioni da fare. L'azione che stiamo facendo con tutti i dicasteri va esattamente in questa direzione».

L'intervento dell'esponente di Fdi è stato incentrato a replicare agli interventi polemici dell'opposizione secondo la quale il governo non si starebbe adoperando abbastanza per il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La terza rata da 19 miliardi, infatti, non è stata ancora corrisposta e anche sugli obiettivi previsti dalla quarta ci sarebbero ritardi.

Come spiegato ieri nell'intervista al Giornale del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, «se non siamo in condizioni disastrose, è merito di Fitto e dell'intero governo» visto che «gli uffici della Commissione Ue ci muovono una serie di contestazioni puntuali su progetti che in precedenza erano stati accolti con grande disponibilità» come la ristrutturazione degli stadi di Firenze e Venezia, prima approvata dall'esecutivo comunitario e poi fatta espungere su pressione di Bruxelles. Fazzolari ha tradotto diplomaticamente per il nostro quotidiano il malessere che si vive a Palazzo Chigi. Mentre con Ursula von der Leyen i rapporti sono ottimi, le relazioni non sono altrettanto positive con gli uffici della Commissione dove spesso prevale un pregiudizio anti-italiano, rinfocolato anche dall'opposizione di casa nostra che spara ad alzo zero contro il governo per motivi esclusivamente demagogici favorendo (non si quanto inconsapevolmente) i nostri avversari brussellesi.

Come spiegato ieri da Fitto, «la due giorni del Consiglio europeo, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata molto positiva anche su questi aspetti». È un dossier molto complesso, ieri mattina, anche a scanso di equivoci, la Commissione ha comunicato che sulla terza rata si sta lavorando positivamente e costruttivamente», aggiunge il ministro che ha ricordato che con i suoi 191,5 miliardi l'Italia ha il più grande piano di Europa e la deadline a giugno 2026 al momento è quella e non è in discussione». C'è fiducia, quindi, sulla possibilità di chiudere il discorso sulla modifica del Pnrr entro fine agosto e sbloccare inoltre la terza rata da 19 miliardi.

Ma perché il governo sente in maniera così pesante la pressione esterna? I motivi sono due: il primo è politico e il secondo è tecnico. Ieri il Corriere ha rinfocolato il dibattito accennando al mancato completamento delle residenza universitarie come causa scatenante del blocco della rata. «La sfida è difficile ma abbiamo scelto di andare fino in fondo», ha rassicurato ieri il ministro dell'Università, Anna Maria Bernini. Effettivamente mancherebbero all'appello dei posti letto ma i target erano ambiziosi e la terza rata si basa sul raggiungimento di obiettivi concreti e non sull'approvazione di riforme che, alla fine, restano sulla carta. Esclusa, invece, la possibilità di una mini-decurtazione legata al mancato raggiungimento dei target.

E qui entra in gioco il fattore tecnico. «Ci sono solo tre Paesi che hanno chiesto la terza rata di pagamento: Italia, Grecia e Spagna (quest'ultima è stata l'unica a ottenerla; ndr)», ha sottolineato Fitto, ricordando che «c'è un gruppo di Paesi che hanno chiesto due rate (tra cui la Francia; ndr), alcuni una e diversi Paesi che non hanno chiesto ancora nemmeno una rata di pagamento (la Germania; ndr)».

La complessità non è bassa considerato che sono solo otto i Paesi che hanno presentato la modifica al Piano con il RepowerEu e «solo due che l'hanno avuta già approvata», ha aggiunto. Ecco perché, ha concluso, «non vorrei che il dibattito rischi di portarci fuori strada, perché la dimensione del nostro programma deve portarci ad essere molto responsabili».

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